11 muhabèt ha tutta l’aria di essere una specie di ascesi mistica con un linguaggio metaforico che lo indica molto chiaramente. « Bisogna — dicono -— bere il succhio o il sudore (nèttare) dello spirito purificandosi, e diventando spirito, fino a inebriarsi nella luce spirituale, fino a raggiungere un grado entusiastico di ebbrezza, e allora si fa il muhabèt, in maniera mistica per conoscere sè stessi. Questo è l’esercizio fondamentale, poiché la conoscenza di sè è ordinata alla conoscenza di Dio; conoscenza che deve farsi visione. Se non che nessuno può veder Dio fuor che Dio stesso. Come si può combinare allora la facoltà visiva dell’uomo con l’inafferrabile luce di Dio? Questo si raggiunge per gradi. Bisogna che l’occhio umano sia investito da quella luce per avere intanto, fuor di sè, la visione dell’universo; quando l’uomo con tal visione è diventato padrone dell’universo, allora egli esce anche da sè medesimo, fino a confondersi con quella potenza (me àmen) grandiosa che vede Dio con gli occhi stessi di Dio. Fino a questo punto sale l’uomo dietro i passi della sua guida. E convien notar subito che l’uomo è o può essere in via di ascendere non solo in questa vita ma anche nella vita futura. La teqe è la scuola mistica e pratica a un tempo che conduce a rendere sempre più perfetto l’intendimento mistico delPIslam. Fuor della teqe non si raggiunge nè quella visione nè quest’intendimento mistico. La potenza interiore del vero Islam qual è conservato dal Rufaismo avrebbe potuto riunire certamente tutto il mondo sotto un’unica bandiera religiosa se il fanatismo sunnita non introduceva la discordia distruggendo l’unità. Da un punto di vista morale, lo Sheh mi conduceva alle stesse conclusioni. Quando l’uomo abbandona gli strumenti del diavolo, diventa un uomo giusto e retto, perfettamente morale, comprende sè stesso (il proprio nulla) e allora ha la visione di Dio essendosi già spogliato di tutti i mali (contaminazioni) del corpo (sensuali). Quando nell’uomo non c’è più satana, allora vi è enrato Dio, allora il suo occhio è l’occhio di Dio, poiché Dio (ripeteva) non può essere veduto se non da Dio. Considerava poi le stesse verità con maggiore profondità metafisica, usando un linguaggio quasi mistico. « L’ordine —