— 101 — ogni sforzo di zelo ho procurato di intensificare l'istruzione del inio gregge; ma ci son riuscito ben poco; e tutto il nostro popolo cattolico ha fame, ha sete, e ha immensamente bisogno di quella istruzione catechistica, di quelle prediche e orazioni che tanto bene e con tanto vantaggio propongono i Gesuiti nelle loro missioni ». Cosi riferiva un parroco che fu presente a quel pranzo. Era l’anno 1893, e ne eran passati cinque dal tempo che era cominciata la Missione Volante. Dico il vero: Mgr. D’Ambrosio mi apparisce tanto più degno e più nobile in queste magnifiche parole, che se si fosse valso l’una o l’altra volta dell’aiuto dei missionari e fosse stato loro contrario nel suo animo. Qui riconosce, come è proprio di tutte le anime nobili e generose, il suo sbaglio, e dà a un tempo una magnifica testimonianza dell’opera della missione di cui essa, sapendo che tale testimonianza fu lasciata da tal uomo e in tali circostanze, può andare orgogliosa. E però anch’io riferendo un fatto che qualcuno potrebbe forse interpretare come un’offesa portata alla storia di un grand’uomo, lo considero come qualcosa che lo innalza di molto nella stima di chi non si lascia sviare nei suoi giudizi dalle corte viste di piccole intelligenze. L’errore di Mgr. D’Ambrosio era prima di tutto un errore pratico. Egli pensava che il missionario rimanesse troppo sfavorevolmente impressionato delle deficienze e degli abusi che s’incontravano nel popolo cattolico, e che, dimentico della funesta eredità di 1111 terribile passato, attribuisse tutto alle mancanze o alla negligenza propria del Clero contemporaneo. Il buon vegliardo, trovandosi egli stesso alla testa della gerarchia e insoddisfatto dei risultati della sua opera, la svalutava perchè non aveva potuto vincere terribili ostacoli, ciò che sarebbe avvenuto a qualunque altro, e avvenne di fatto, come vedremo, allo stesso F. Pasi, in certe regioni della sua diocesi. Ora, dall’esame dei documenti d’archivio e dalle testimonianze orali che io ebbi su questo punto, posso assicurare con perfetta coscienza di storico, che il P. Pasi pur notando e anzi fotografando nelle sue lettere le condizioni del popolo, tutt’altro però che con animo di sprezzo o di sdegno, mirò sempre a una sola cosa: collaborare col clero delle parrocchie per togliere o diminuere nella misura del possibile simili abusi, senza preoccuparsi mai se ciò dipendesse da