INTRODUZIONE AL TERZO VOLUME In questa biografia dagli aspetti così multiformi e dall’andamento così drammatico ho cercato sempre di ritirare dalle profondità le poche linee, che tutto dirigono, dei motivi psicologici e dei fattori morali. Fattori morali di grandissima potenza psicologica, e di estrema importanza sociale, sono da per tutto, ma specialmente in Oriente, le credenze religiose. In mezzo a un cumulo di credenze e a una turba di riti magici e di fole superstiziose, si è sviluppata la grande opera missionaria del P. Pasi. Primeggiano, fra l’altro, accanto al Sunni-smo ortodosso e ufficiale, che fu malevolo e persecutore, la credenza e le superstizioni del Rufaismo che attrasse l’attenzione del Missionario nella regione di Gjakova e che abbiamo descritto nel linguaggio fantasmagorico e fabulista dei dervìsh. Per quel che riguarda il fondo religioso delFAlbanese, soprattutto dell’Albanese cattolico, in faccia alla così detta cultura della Nuova Albania e alle smargiassate di un progresso tutto insudiciato, ho parlato nell’introduzione al secondo volume. Mi resta a dire una parola sopra l’aspetto dogmatico e morale del Rufaismo secondo uno degli Sheh più rappresentativi e più autorevoli del medesimo e che per essere oriundo dei paesi in cui il missionario ha avuto occasione di conoscere la setta, contribuirà a mettere in luce non solo quel capitolo di esperienze missionarie, ma l’intima vita dellTslam in Albania, come fattore di vita sociale e religiosa. Il Rufaismo albanese secondo le dichiarazioni dì uno dei SUOI CAPI PIÙ AUTOREVOLI (1). Qazìm Peja è uno degli emigrati della regione di Kòsovo dove non poté rimanere per le condizioni particolarmente difficili in cui è venuta a trovarsi dopo che fu assegnata alla (1) Non è mio intento di presentare in queste pagine un lavoro d’informazione generale sulla confraternità dei « Rufaji »; lo indica il titolo stesso