— 213 — a capo dell’Urbe spadroneggiava in tutta l’Italia la Massoneria. Falsi allarmi fatti circolare dal Governo spinsero i Superiori Religiosi a prendere delle misure economiche disastrose (vendite di proprietà, ecc.) che poi furono trovate non necessarie. Di questo genere fu per noi non solo la vendita del Collegio Vida, ma anche l’alienazione di parecchie altre case. Ma chi potrebbe accusare d’imprudenza cotali misure prese sotto il panico della totale confisca, creato bensì maliziosamente da ingordi speculatori, ma accreditato dall’Autorità stessa della S. Sede, che consigliava quelle misure? Venne la guerra libica, che mise molt’acqua sul fuoco anticlericale. Ma era troppo tardi. Chi poteva prevedere questi cambiamenti? I Superiori, anche più avveduti, non sono profeti. Altra sorgente di difficoltà durante il Provincialato del P. Pasi furono le accanite divisioni tra’ Cattolici per riguardo al giornalismo. Il P. Pasi si schierò sempre dalla parte delle direttive Pontificie (Pio X); se poi sotto il successore di Pio X le direttive si modificarono, chi può condannarlo in base ai nuovi criteri? Si può dire con tutta sicurezza che di fronte agli avvenimenti pubblici, tenuto conto delle circostanze d’allora, il modo di governare del P. Pasi fu perfettamente conforme alla prudenza. Nè poteva essere altrimenti, data la rettitudine d’animo che in lui fu eminente. Quanto al tratto coi privati, se vi fu qualche abbaglio, esso deve attribuirsi alla troppa virtù del P. Pasi, il quale, misurando gli altri da se stesso, non sempre si rendeva conto delle debolezze dell’umana natura, e talora parve esigere di più di quello che altri potesse dare ». E più sotto soggiunge: « Degli uomini che io ho conosciuto, oltre al P. Freddi, i PP. Pasi e Friedl sono i due che mi hanno dato l’idea di quello che sia un santo vivente (cioè quale è in realtà, non quale suole uscire dalla penna di uno scrittore). Gli stessi difetti, onde non poterono andar esenti, non tolgono nulla del concetto della loro eminente virtù ». Un gravissimo Padre della Provincia Torinese, il R. P. Fr. Calcagno, metteva anche lui accanto al P. Riccardo Friedl, il P. Domenico Pasi. Del resto ci sia permessa ancora un’osservazione. Non bisogna credere che egli fosse di idee antiquate o refrattarie ai tempi. Durante il suo provincialato egli promosse la prepara-