— 289 — S. Ignazio, e poi bisogna sempre giudicar l’uomo nella sua cornice provvidenziale. Dentro questa cornice egli fu grande, anzi fu insuperabile. Un uomo che si logora nell’apostolato esercitando eroicamente l’amor di Dio e del prossimo senza mai badare ai propri comodi o ai propri interessi; un uomo che soffre incredibilmente e non si lamenta mai; un uomo che dopo aver cercato a traverso incredibili difficoltà la salvezza dei peccatori correndo con instancabile operosità e sollecitudine sulle orme della pecorella smarrita, non dimentica la sua anima nè la cura spirituale dei suoi, ma appare a tutti come specchio esemplare di pietà, di regolarità; un uomo che dopo essersi acquistati tanti meriti, non se ne fa un vanto nè ha delle pretese anzi si tiene per l’ultimo di tutti, e lo mostra con l’impeccabile ubbidienza e l’umiltà del fanciullo, e ne l’atteggiamento filiale, lui, vecchio gigante del lavoro in ogni campo, di fronte a superiori che erano stati suoi sudditi, un uomo infine che si presenta vittima davanti a Dio per la salvezza degli altri, quest’uomo francamente è grande davanti a Dio e davanti alla Storia. Il P. Pasi era alto e slanciato; la sua faccia asciutta dentro una forma leggermente triangolare, gli occhi vivi e buoni sotto i folti sopraccigli, la testa un po’ calva davanti; l’andatura semplice della persona curva come di chi va innanzi con una certa timidezza e riguardo; quel non so che di tranquillo quando non si liberava alla possente energia del lottatore, davano al suo aspetto un certo che di grave e insieme di amabile. Egli era l’uomo del sacrificio e della carità; l’uomo del coraggio e della prova; l’uomo della preghiera e delle grandi imprese; il P. Pasi era il genio missionario dell’Albania, un vero e grande benefattore di questo popolo nei tempi moderni. Per questo i due scutarini che si recarono nel luglio del 1914 al suo paese natale, a Erbez-zo, volevano, visitare il paese e la casa dove aveva avuto la culla il santo che avea tratto con sé innumerevoli anime di Albanesi a quella vita, per cui SOLO, Dio ha distesa sopra la sua via eterna, la trama dei secoli, e vi svolge, con perfetto equilibrio e sapienza misteriosa, il dramma dell’Universo: Seguiamolo/ Scutari, 20 luglio 1930. (Finito di rivedere nel pomeriggio del 28-IV-1931). 19