— 162 — che l’azione religiosa anche nel ricondurre la pace e predicare il perdono non si opponeva in nulla a quello che faceva il Governo in foro civili. Dichiarava poi essere una pura calunnia che i Padri in luogo di prediche o istruzioni religiose facessero dall’altare della politica. Mgre aveva ricevuta la nota del 3 marzo solo il sette, e la risposta che abbiamo accennato, fu del dodici marzo. Il Governatore osava ancora gettare una sfida alla storia con una nuova nota che inviò all’Arcivescovo in data 22 marzo, nella quale dopo aver assicurato « che sotto gli auspizi di S. M. il Sultano le diverse nazioni in ogni parte dellTmpero godono da secoli protezione nell’esercizio dei loro servizi divini », ripeteva che i Missionari passavano i limiti loro assegnati dalla loro missione religiosa con la pacificazione dei sangui, atto puramente temporale e che però dovevano astenersene, come dovevano astenersi dai discorsi politici. Afferma che le informazioni avute eran tutt’altro che calunnie poiché « si basano sopra rapporti e constatazioni degl’impiegati ufficiali delle autorità, che hanno il dovere di riferire a questo Governo provinciale le loro osservazioni e constatazioni d’ogni genere. Non è ammissibile che le autorità ecclesiastiche chiamino calunniatori gl’impiegati dello Stato. Sono profondamente persuaso che V. Ecc. 111.ma e Rev.ma stessa vorrà ammettere che al contrario essi (gl’impiegati) potrebbero piuttosto chiedere soddisfazione ». A ogni modo ringrazia S. Ecc. che in qualche modo parzialmente confessi la reità dei Padri ammettendo che qualche volta è avvenuto che i sacerdoti hanno esercitata la pacificazione dei sangui. Il Vali si fondava sopra equivoci formidabili, e Mgr. Guerini si affrettò a dissiparli con una lettera del 10 aprile in cui smentiva nel modo più categorico che egli avesse ammessa anche solo parzialmente la verità dei rapporti che erano stati mandati al Governo sul conto dei Padri. Intanto il P. Pasi era tornato a Scutari verso la metà del mese di marzo, e di là inviava una lettera a Mgr. Bianchi per