— 68 — A Kallmeti dopo le cordialissime accoglienze del Vescovo e delle Suore di S. Vincenzo che vi tenevano una scuola e un ambulatorio e che per queiroccasione prepararono un coro di bambini e di bambine a far festa ai missionari che arrivavano, il giorno seguente che era l’otto febbraio fu dato principio alla missione. Fu tale il fervore religioso suscitato nel popolo che molti manifestavano il desiderio di aver a morir subito con così belle disposizioni, e alcuni furono esauditi poiché scoppiò poco dopo la missione, una malattia che portò parecchi nel sepolcro, ma con tanta rassegnazione che non s’era mai più veduta cosa simile. L’unico sangue che c’era in paese fu perdonato. Anche S. Ecc. il giorno 16 quando i missionari presero commiato da lui non finiva di ringraziarli per il bene fatto in quella parrocchia. A Veglia salirono accompagnati, quando speravano poter godere dello splendido panorama che offrono le brune propaggini della Maja e Veles, da un turbine di pioggia, vento e neve che li condusse bagnati fradici dal parroco D. Marco Negri. Quella cella era stata residenza del Vescovo prima che si fissasse a Kallmeti. S’era ridotta ornai a uno stato deplorevole, mentre la Chiesa si conservava bene, col soffitto e il pavimento in ordine, e con una specie di balaustra in mezzo che separava, secondo l’uso antico, la parto degli uomini da quella delle donne. Ci si fermarono dal 18 al 26, mercoledì delle ceneri, e il popolo non ostante il gran freddo, frequentò numeroso. Due famiglie che si cercavano a morte, perdonarono. Réja piccola frazione di Veglia sul versante Nord della montagna, distante circa tre ore dalla chiesa, anch’essa ebbe i missionari. Non avean potuto recarsi alla chiesa per la lontananza e la pessima strada. Erano stati dipinti quei montanari più rozzi e più alieni dalle cose di religione di quel che furono trovati di fatto. Non solo offrirono una casa a disposizione dei missionari, ma li fornirono di viveri in abbondanza, che un vecchio cuoco dato dal parroco di Veglia sapeva ammannire magnificamente per gente affaticata dal digiuno e dalla fame. Se non che il bajraktór e quanti vi erano sanguinari e imbroglioni, poiché non erano riusciti a impedire l’andata dei missionari, avevan fatta lega di non intervenire essi stessi alle missioni e di allon-