— 165 — gnor Guerini in data 20 maggio una terza nota in cui dopo aver riassunto il tenore della lettera di Mgre del 10 aprile, ribadiva con la massima franchezza quel che aveva già detto nelle altre sue note, e quel che è stupefacente arrivò a fare il seguente elogio dei suoi impiegati: « Gli impiegati del Governo sono tutti indistintamente uno più onesto dell’altro e se io mettessi a perscrutare ancora le informazioni da essi date, sarebbe lo stesso che io volessi mettere in dubbio la loro veracità. Per cui senza ammettere altra proposta di ulteriori verifiche e ricerche vi prego di dire definitivamente a coloro che spetta, per loro norma di non immischiare in seguito colle cose della religione le attinenze del Governo mentre raccomando loro definitivamente di desistere dalla loro astuzia ». Tutto il dibattito non aveva portato che alla conclusione di restare come al punto di partenza e anzi peggio ancora. Per buona fortuna appena scritta quella nota, S. E. Abdullàh Pasha era trasferito a Candia. Non tutto però era ancora finito, quantunque qualche giorno prima fosse arrivato a Scutari certo Joannes Abdullàh cristiano armeno in qualità di Moavìn (assistente del Governatore pei cristiani) secondo i trattati che s’eran fatti con le Potenze. Giungeva pure il nuovo Pashà. I Padri partirono per le parrocchie di Kastrati, e questo irritò, come la venuta dell’armeno, i musulmani di Scutari; le pacificazioni di Shkreli, la restituzione delle armi rapite ai Mirditi, le carovane dei montanari che passando per la strada e pel bazàr sotto gli occhi dei turchi cantavano le canzoni e le preghiere che avevano imparate dai missionari, eran nuove legna al fuoco. A Scutari non si parlava che dei Gesuiti, del loro scacciamento, dei cannoni e dei fucili che avevano, poiché s’era detto che erano andati nelle montagne con l’Arcivescovo per sollevare i montanari in favore dell’Austria. Oltre a questo i malevoli non facevano che sparlare e mettere tutto in cattiva luce. Non so se a Scutari fosse giunta ancora la bella notizia della formidabile potenza e ricchezza dei Gesuiti padroni con le loro migliaia di navi mercantili, del commercio di mezzo mondo. Il nuovo Governatore mandò uomini a prendere informazioni nelle montagne dove si