— 231 — malattia. Il sabato 17 corr. aveva fatta in chiesa nostra una fervente predica alle donne ascritte all’Apostolato della preghiera: la domenica lavorò come il solito: la sera sentì brividi di febbre. Attribuì ciò ad indigestione e credette potersi liberare con un purgante. Il lunedì, essendo venuto in camera mia a trattare di certo affare, mi accorsi che egli non istava bene, e lo pregai ad avere riguardo e a stare ritirato in camera, essendo la stagione cruda e lui non più giovane. Volle intervenire al pranzo e alla ricreazione e poi si recò a fare un po’ di catechismo in Collegio: dovetti scendere in iscuola e dirgli di ritirarsi e d’aversi più cura. Prima disse: ’ Ma la posso fare questa scuola: mi rincresce anche perchè V. R. ha altro da fare ’. Ma poi docile ed ubbidiente come un bambino, si ritirò e si pose a letto per non rialzarsi più. Passò male la notte, e la mattina del martedì il nostro bravo medico Dott. Giovanni Sara§i chiamato d’urgenza dichiarò trattarsi di cosa grave; però non volle dare subito giudizio definitivo sul nome della malattia non ancora pienamente sviluppata. Ma il dì seguente constatò trattarsi di polmonite e scoprì tracce di nefrite, che unita alla abituale palpitazione di cuore rendeva più difficile la cura della prima malattia, che divenne poi anzi più complicata quando si estese anche al polmone destro. Si tenne tosto un consulto medico, ma purtroppo i dottori furono del parere stesso: trattarsi di caso gravissimo e doversi continuare la cura incominciata ma con tenue speranza di guarigione. I due dottori vollero poi nei dì seguenti due volte al giorno visitare ed aiutare con ogni premura il caro infermo e tentarono ogni via per salvarci una sì preziosa esistenza : ma il Signore aveva disposto altrimenti. Il buon Padre, visto il suo pericolo, chiese prestissimo i SS. Sacramenti che gli furono amministrati, presente tutta la Comunità. Intanto la malattia precipitava, ed egli più volte domandò gli fosse raccomandata l’anima. E quando gli dissi che lo avremmo fatto, davanti a tutti i Nostri volle rinnovare i santi voti e chiese umilmente perdono a tutti degli scandali che la sua umiltà gli facea parer d’aver dati. Lo pregai volesse darci la sua benedizione e il fece con volto sì placido e sorridente che parve proprio quello d’un santo. Già il dì prima i Padri della Residenza raccoltisi insieme con me attorno al suo letto chie- (1) Il P. Pasinetti diceva che in quell’occasione il P. Vice-Rettore gli aveva detto andasse a sostituire il P. Pasi. Era un dopopranzo; egli entrò e gli comunicò l’ordine. Egli era seduto in basso a Iato della cattedra e intorno i ragazzi in iscompiglio poiché non riusciva a tenerne la disciplina. Pareva affranto, pallido. Ricevuto l’ordine egli si alzò e quasi barcollando si ritirò e si pose a letto.