— 248 — tura o ammaccatura se ci cadessero sopra. Un’altra specie di pericoli è quella che ci cagionerebbero la perdita della vita, come per es. nel caso che ci cadesse sopra il colmo della casa colle tegole e colle travi. Come dunque si trova in mezzo ai pericoli il nostro corpo, così anche il nostro spirito e la nostra anima è minacciata da pericoli anche più terribili che quelli del corpo! Il diavolo in principio della tentazione prende di mira assai leggermente l’anima nostra, come io che vi ho tirato dei grani di frumentone; e se non vi ha spaventati allora comincia a tentarci con maggior violenza, come se ci cascassero sopra le assi del soffitto; e alla fine prende impeto contro di noi con tal furia con ogni sorta di tentazioni, stancandoci e ferendoci l’animo coi peccati, proprio come se ci cascasse sopra il colmo di casa colle tegole e colle travi. Non credete che sia così figliuoli miei? — E noi d’una voce si rispondeva : Sì, signore. — Seguite dunque la strada delle virtù, piccini miei; non fate peccati che ci renderebbero nemici di Dio, e se vivrete nella grazia di Dio, egli il Gran Signore vi terrà la mano sopra il capo in questa vita, e dopo questa vita, vi darà il paradiso! » Soggiungeva poi il P. Stefano che quando era occorso il caso di avvelenamento a Lagi in occasione che i PP. Sereggi e Ferrano vi davano la missione, il P. Pasi passando di là per recarsi a Zheja, entrò a visitarlo che era a letto, ed esclamò subito che lo vide: buon segno per la parrocchia, P. Stefano! È segno che Dio ha perdonato i peccati di questo popolo poiché ne ha messo il carico e data la penitenza al suo pastore. Così si dimostrava lo spirito soprannaturale di questo « vecchio meraviglioso» come lo chiama concludendo il P. Stefano nella sua bella lettera albanese. Don Lorenzo Nenshati, nel 1926 alla sua bella età di 64 anni mi faceva questo ritratto del Padre che ebbe Rettore la prima volta e conobbe spesso nel campo dell’apostolato : « nessuno fu più zelante di lui. Coi chierici era l’uomo della disciplina, sebbene alle volte seccasse. Iracondo però non fu mai. Diede una volta uno schiaffo a un chierico perchè gli rispose villanamente. Quel chierico in seguito fu mandato via dal Seminario. Veramente la prima volta che fu Rettore non mostrò grande affetto ai chierici. Era infaticabile; diventò una cara persona pronto a dar sempre qualche insegnamento o buon consiglio. La sua vita di