— 37 — fatto, essendoché sono persuasi che dovevano operare così, e se non avessero fatto quelle uccisioni le farebbero, anzi dovrebbero farle ». Il Padre qui non lo nota, ma salta nell’occhio che il montanaro considera la donna fidanzata come una proprietà, e il contratto non differisce sostanzialmente da un contratto di vendita. « Ad Arseti — continua il Padre — vennero per essere sciolti dalle censure altri due pubblici sanguinari, che l’anno passato avevano ammazzato un cristiano. La cosa era passata in questo modo. Costoro per caso si trovavano per loro affari in un villaggio turco non molto distante da Arseti. Un giovane Cristiano delle alte montagne di Sappa, senza che allora se ne sapesse la ragione, e senza nessuna offesa o provocazione uccise un turco, col quale essi stavano trattenendosi. Secondo le usanze loro, questi subito ammazzarono l’uccisore, solo per vendicare la morte del turco ucciso in loro presenza. Se essi non avessero operato così, sarebbero stati disonorati presso tutti, per aver lasciato invendicato l’amico ucciso sotto i loro occhi. E mentre uno degli uccisori mi raccontava il fatto davanti ad altri, diceva a sua giustificazione: Se uno, che Iddio noi permetta, entrasse in questa casa, ed uccidesse uno di noi, che siamo qui, domando io, non saremmo forse obbligati noi tutti a tirar sull’uccisore, fosse pure costui un nostro stretto parente? Se noi non stiamo fermi nel mantenere la legge, che chi ha la disgrazia di trovarsi in sangue, deve essere intangibile, quando sta sotto la tutela di un amico, come possiamo più vivere in queste montagne? Dovremmo tutti abbandonare case e terreni, e andare in esiglio perpetuo. Quindi il nostro uomo voleva confessarsi di aver ucciso, ma insieme era persuaso di aver operato bene, e che non poteva agire diversamente: e se domani si trovasse nel medesimo caso, dovrebbe di nuovo uccidere. Un giovane mi diceva che aveva odio con un cotale, e non gli poteva perdonare. Chiestane la ragione mi raccontò che egli era entrato in casa di lui con un suo compagno di viaggio. Dopo aver cenato ed essere stati bene accolti e trattati, venne a mancare la scatola di tabacco al padrone di casa, il quale domandò in bel modo, se mai per isbaglio l’avesse presa il nostro giovane o il suo compagno. Il giovane fu dispiacentissimo di questa cosa, e subito si mostrò pronto a far giuramento, e a dare in pegno lo schioppo, che non sapeva nulla della scatola. Il compagno invece credendosi offeso, si adirò, e, presa l’arma, sparò ed uccise uno della famiglia. Il nostro giovane allora voleva subito uccidere il suo compagno uccisore, per vendicare il suo ospite, ma