— 106 — mai avvenuta ancora. Per questo Marka Tuci li consigliò di indugiare la partenza, che intanto sarebbe giunto il parroco di Kethella Mgr. Pasquale Lalpèpaj per introdurli, e poi in quei giorni di festa si sarebbe parlato da per tutto dei Padri e forse si sarebbero dissipati o almeno mitigati certi pregiudizi. Il fatto provò che il consiglio era eccellente. Si mandò avviso a Mgr. Lalpèpaj che i missionari erano al confine della sua parrocchia, e egli venne subito e approvò il consiglio di Marka Tuci. La sera di quel giorno comparve pure D. Primo Mala parroco di Perlàtaj. Quel giorno si passò istruendo i ragazzi di Nderfusha; la sera, vigilia della festa, cominciarono a arrivare a frotte gli amici. La casa di Marka Tuci per la considerazione in cui era nelle montagne, attirò naturalmente molti ospiti tanto più che era proprio sulla strada. Durante quei tre giorni si istruì, si predicò, e questo servì a attirar anche molta gente delle parrocchie a cui si doveva andare; essi volevano esplorare quali fossero le intenzioni dei missionari, tanto più che era cosa notissima che s’erano fatti dei complotti perchè non avessero a entrare nelle parrocchie d’oltre il Fandi. Anzi D. Primo Mala era stato minacciato della vita se avesse osato introdurre i Padri nella sua parrocchia. Perchè tutto questo? Lasciamo la parola al missionario a cui noi non vogliamo nè aggiungere nè togliere nulla. « Gli abitanti di Kthela, Selita e Periataj, che sono le tre parrocchie dalle quali si volevano incominciare le Missioni causa la nequizia dei tempi, le persecuzioni sostenute, la lontananza dalle città e luoghi colti, e più perchè stati privi del necessario aiuto spirituale, attesa la grande scarsezza del Clero; benché cristiani di nome, pure sono di costumi assai perduti e più simili ai turchi che ai cristiani. La prima loro nota distintiva è l’essere ladri e briganti, e non se ne vergognano, ma se ne vantano; e quindi è un continuo far scorrerie, alle volte a turine di trenta, cinquanta e anche più, specialmente verso Prizrend, Monastir e nella bassa Albania, dove rubano le intere mandre di animali e tornano al loro paese con centinaia di pecore, buoi e cavalli. E siccome questo bestiame non si prende sempre di nascosto, ma spesso con violenza e combattendo coi pastori che lo guardano, ne nascono ferimenti ed uccisioni, che