— 66 — principali famiglie della tribù non veniva certo in mente al Governatore di molestarli, che non era facile. « Ma torniamo all’alfiere Khoti. Egli venne da Scutari — narra il P. Pasi — dopo due giorni. Non si potè ben sapere che cosa gli fosse stato detto a Scutari; ma il fatto sta ch’egli intervenne tutti i giorni alle funzioni della missione. Però quanto a perdonare il sangue, non se ne faceva nulla, perchè oltre le solite difficoltà comuni a tutti, egli aveva la lite sid pascolo, e gli sembrava che il perdonare il sangue del suo nipote fosse lo stesso che cedere all’uccisore il suo diritto; «•ppure diceva, supponiamo che io perdoni l’uccisione del nipote, ma tornando noi ora al pascolo, lo troveremo occupato dal montenegrino, e quindi o io debbo cederlo per sempre, e ciò non posso, e nemmeno è giusto, oppure verremo alle armi di nuovo e così io manco di parola a Gesù Cristo, dopo avergli promesso di non più uccidere, e mi metto in peggior condizione che ora non sono. Noi cercammo di fargli intendere che si trattava di due cose tra loro distinte : perdonasse egli il sangue del nipote per amore di Gesù Cristo, chè altro non si chiedeva da lui; se poi il montenegrino avesse invaso i suoi diritti occupando il pascolo, egli avrebbe cercato di conservarli, e se fosse assalito si sarebbe difeso; chè ciò non gli era proibito. In somma se egli per amore del S. Cuore di Gesù perdonasse l’uccisione del nipote, il S. Cuore stesso gli avrebbe aggiustate le differenze sul pascolo. Khoti resistette fino all’ultimo giorno, e poi vedendo che tutti aveano perdonato ogni odio e affronto, non volendo dividersi dagli altri, all’ultima predica venne con tutta la famiglia, e piangendo baciò il Crocifisso e perdonò. L’atto che fece fu bellissimo, ma il S. Cuore non si lasciò vincere della mano. Qualche settimana dopo Khoti riceve l’avviso di recarsi a Cettinje nel Montenegro, perchè il Principe volea parlargli. Egli da Bregmàtia subito si mise in via pel Montenegro. Arrivato a Cettinje il Principe gli disse: « Dunque voi siete stato offeso e danneggiato dal tale mio suddito, che vi ha ucciso il nipote? Ebbene, sappiate che l’ho fatto prendere; egli è in prigione e giudicato a morte; il tal giorno avrà luogo l’esecuzione e voi potete assistervi ». « No, Eccellenza, rispose Khoti, il tale non mi ha debito alcuno, nè io pretendo la sua morte. È vero che egli mi ha ucciso il nipote, ma io gli ho perdonato ». — «<.ome, perdonato? domandò il Principe meravigliato». — « Sì, rispose Khoti, io gli ho perdonato per amore del S. Cuore di Gesù neH’occasione di una Missione che ci fu data, ed io non domando più la sua punizione, come ho fatto per lo passato, chè anzi prego gli sia fatta grazia anche da V. Eccellenza e sia