— 157 — scrivendo intanto al Vali di Scutari perchè lo revocasse e informando dell’accaduto l’Imp. R. Console A. U. e il Superiore della Missione. Da alcune espressioni si vede che Mgr. Abate non aveva saputo conservare il suo sangue freddo : « Quest’incidente — egli scrive — m’ha gettato nella più profonda melanconia e perplessità ». Nella lettera però che scriveva al Governatore scolpava interamente i Padri, e spiegava debitamente l’affare della pacificazione dei sangui che non era cosa nuova, suggerendo anzi che l’opera altamente umanitaria e benefica dei Padri doveva essere sostenuta e incoraggiata dal Governo. Le Missioni non s’interruppero, anzi i Missionari si fermarono più del consueto. Il Padre Pasi appena ricevuta la lettera di Mgr. Abate ne scriveva al Console A. U. esponendo i fatti e giustificando l’opera dei Missionari, e domandando che si ritirasse l’accusa fondata sopra un falso supposto e non si togliesse quella libertà di culto che era accordata dal Gran Sultano in forza dei trattati con le Potenze europee. Faceva appello alla protezione dellTmpero Austriaco sul culto cattolico. In una lettera poi di risposta a Mgr. Abate in data undici aprile il Padre stima che Mgre ha operato prudentemente non rimandando i Padri missionari e anzi d’accordo col Console pensa che i passi necessari li deva fare egli stesso col Vali poiché egli ha il firmano per la sua diocesi, è riconosciuto dall’autorità civile e ha il diritto di protestare contro un atto lesivo della libertà religiosa e contrario alle leggi internazionali. Anzi ha pure il diritto non solo di protestare ma anche di resistere non piegandosi a ordini contrari a un diritto superiore, non cedendo se non alla violenza. Intanto si scriverebbe all’Ambasciata Austriaca di Costantinopoli e al Ministero di Vienna. Non abbia riguardo ai Padri poiché questi sono disposti a essere imprigionati e molestati in qualsiasi modo. Intanto tenga a bada quanto può con lettere il Vali. Secondo una comunicazione confidenziale del Console al Padre Pasi, il Vali aveva risposto a Mgr. Docili ripetendo il capo d’accusa che i Padri si fossero arrogato un ufficio che era di pura appartenenza del Governo. L’Ambasciata Austriaca di Costanti-