— 185 — da Monastìr i Padri di un altro Ordine. Che egli abbia detto esser sempre pronti i Gesuiti a obbedire al Papa non voleva dire che essi agognassero a Monastìr, e tanto meno che per andarvi essi pensassero al modo di allontanare altri operai evangelici. Prima di tutto in una va9ta regione com’è la Macedonia l’opera di un Ordine religioso appartenente alla medesima Chiesa cattolica non doveva considerarsi di danno a l’altro che già vi lavorava. A ogni modo il senso delle parole del P. Pasi si comprende da tutto il contesto delle lettere: il Ciulli e altri insistevano che ci andassero i Gesuiti, il P. Pasi voleva scolparli in certo modo dell’impressione che la loro renitenza non fosse interpretata come noncuranza, ma che le cose non erano cosi lisce come pensava il Ciulli; tutto dipendere dalla S. Sede specialmente trattandosi di passare in altro territorio. A ogni modo egli aveva dato il suo giudizio e pronunziata la sua decisione: non si domandi ai Gesuiti il modo di allontanare i Lazzaristi, e anzi la questione stessa essere uno sproposito. Bitòlia 9 Luglio 1885. Un turco di Costantinopoli educato dai Padri Gesuiti di Scutari, figlio del Pashà di Monastìr, manda a salutare i Padri verso i quali è riconoscente dell’educazione avuta. Chiarisce un punto lasciato nell’ombra nella lettera precedente dove aveva accennato che vorrebbe cambiar stato: quasi che volesse farsi ecclesiastico come aveva interpretato il P. Pasi. Nò, non è più possibile, essendosi cambiate di molto le circostanze. Studierà il caso dell’ebreo secondo che lo consiglia il Padre. Ringrazia il Padre del libro mandato di polemica religiosa per l’ebreo che è utile anche a lui. Nota. — Si osservi fin da principio quanto il Padre andasse a rilento prima di credere alla sincerità di una conversione.