— 184 — un altro ordine religioso, col quale c’è sempre obbligo fonda-mentale imposto dalla coscienza e dalla solidarietà cattolica e carità cristiana di andare d’accordo, può esser vero, ma il fallo di un individuo non doveva pesare sulla bilancia per applicare alla Congregazione dei sentimenti sfavorevoli a un grande Ordine religioso. Insomma tutto si ridurrebbe a proporzioni assai piccole e meno allarmanti se si giudicassero a sangue freddo e considerando tutto. È probabile che le dicerie avessero dipinto i Gesuiti come volessero invadere un campo che non era loro. Ma noi vediamo che per quanto il Ciulli e i suoi Colleghi insistessero perchè i Padri si assumessero la Missione di Monastir e della Macedonia non apparisce che abbiano mai di ciò data la minima speranza. Tanto è vero che il Ciulli parla con una certa smania di tal affare quasi volendo rimproverare i Gesuiti che non volessero accettare di soccorrere il povero popolo valacco. Insomma in fondo a tutte le buone intenzioni covava sempre l'idea nazionale. Bitòlia 24 Giugno 1885. Il P. Pasi gli ha risposto che l’ha fatta grossa domandando istruzioni sul modo di fare per mandar via i Lazzaristi, e che se non l'impedisse l’affetto, si chiamerebbe offeso. Il Ciulli però osserva che il Padre ha dato la giusta risposta senza accorgersi: « Se il S. Padre offrirà alla Compagnia e le darà cotesta Missione, essa la prenderà... le quali parole io traduco: tutto dal Papa dipende ». Ammira i sentimenti del P. Pasi riguardo ai Lazzaristi, e la carità verso colui che aveva offeso col suo parlare imprudente tutta la Compagnia. Accenna a un ebreo che vorrebbe convertirsi e ha famiglia. Nota. — La risposta del P. Pasi per quanto si può leggere tra riga e riga nella lettera del Ciulli, era stata come doveva essere di un religioso. Egli rimprovera il suo antico alunno di aver domandato a un Gesuita istruzioni sul come mandar via