— 117 — Si seppe poi di una sua industria singolare per rifarsi del lucro cessato. Verso Durazzo un ricco signore aveva delle grandi carbonaie di dove faceva trasportare alla spiaggia il suo prodotto da una carovana di cavalli. Ma c’era sempre pericolo di ruberie e brigantaggi. Che cosa fece Pai Kola? Mandò a dire a quel ricco signore che se gli dava mille piastre (200 fr.) gli avrebbe custodito i cavalli. L’altro accettò e Pai Kola fece sapere a tutti i briganti non convertiti che si guardassero bene dal toccare i cavalli del tale, perchè li aveva sotto la sua protezione. E così stando a casa sua proteggeva i cavalli del carbonaro di Durazzo, e imborsava le sue mille piastre. Si perdonò pure a un mirditese l’onta recata a quei di Ké-thella superiore dove aveva promessa una giovane e ricevette le tre borse (300 fr.) del prezzo consueto, e invece di consegnarla la vendette a un musulmano. L’abate dei Mirditi per tal delitto l’aveva esiliato dalla Mirdizia, e quei di Kethella minacciavano strage. Dopo molto resistere perdonarono. Un altro fatto che la storia ci costringe a dir barbaro era avvenuto nel paese. Un tale, persona tra le principali, uccise ingiustamente uno d’altra famiglia. Questa nell’esasperazione dell’odio ricorse a un mezzo orrendo di vendetta. Sparse nascosta-mente la casa dell’offensore di petrolio e vi diede fuoco senza che nessuno di quelli che stavan dentro se n’avvedesse. Tutti perirono tra le fiamme, tra grandi, piccoli e donne sette o otto persone. L’autore della strage fu preso poi da Abdul Kerim quando passò di là con l’esercito, e lo mise in prigione dove finì la sua vita nel 1896. Da quel tempo la sua famiglia non poteva più uscire dalla sua kulla senza vedersi esposta a certa vendetta. Finita la missione, mentre i missionari erano già in via per Se-lita, il P. Pasi entrò in casa ai parenti superstiti della famiglia bruciata nelle fiamme del petrolio. L’accompagnava Mgr. Lal-pèpaj, e fu come un prodigio quando il capo di casa insieme con altri pronunciarono l’eroica parola del perdono. Questo atto di un’altissima forza spirituale fu certo un’espiazione per l’esecrabile delitto dell’incendiario di tante vite umane. Nella stessa occasione un suo cugino perdonò il sangue di due suoi fratelli uccisi da quei di Selita. Non si mosse, però, a perdonare se non