prezzi andavano continuamente crescendo in una città che si andava sempre più popolando. E poi anche allora nel posto dov’erano costava dai 18 ai 20 mila franchi quel che altrove valeva almeno 40 mila. Comunque fosse il P. Provinciale non era d’avviso che in quelle circostanze si dovesse allargare un’opera dove tutto poteva andar per aria da un momento all’altro, e non aveva torto. La sua disapprovazione era categorica e concludeva la lettera col motto di S. Paolo: « Laudo vos? In hoc non laudo ». Il P. Pasi certo non se l’aspettava; aveva agito in buona fede e non aveva omesso di domandare il parere dei suoi compagni di missione. Le parole del Superiore in cui egli vedeva Dio stesso che parla, lo ferirono profondamente non nell’orgoglio che non c’era, ma suscitando in lui l’idea di aver commesso, più che uno sbaglio, una colpa. E ne scriveva rispondendo allo stesso P. Provinciale in modo desolato; ecco la sua lettera : « R.do in C.to P. Provinciale P. C. Ho ricevuto la lettera di V. R. in data 13 corr. colla quale disapprova l’acquisto dell’area per fabbricare, e dice di restare dove siamo arrivati senza andare innanzi nè tornare indietro. Ho cercato di scrivere una lettera colla quale giustificare in qualche modo ciò che ho fatto; ma poi ho giudicato meglio lacerarla, ed accusare la mia imprudenza, imperizia e precipitazione in cose di tanta importanza. Questo fatto, unito agli altri miei errori di governo, noti a V. R. e alla Provincia, credo basterà per indurre i Superiori maggiori a levarmi ogni autorità di governo, e mettermi in un posto più proporzionato alla mia nullità, che è pur quello che ho sempre desiderato. Ne vuole un’altra? Quando mi arrivò la sua lettera si stavano già facendo gli atti per l’acquisto dell’area, si era data la caparra, e non si poteva tornare indietro senza gli inconvenienti notati da V. R., ma però sarei stato ancora in tempo di troncar le trattative per la casetta che entra nella suddetta area; ma considerato il vantaggio che ha da essa il resto del terreno, e il danno di aver lì quella servitù, dopo trattatone col P. Geno-vizzi, si è deciso che, senza mancare all’obbedienza, si poteva