— 159 — con Marco avrebbero lavorato a Kakarriqi stessa e poi ad Alessio all’Ospizio dei PP. Minori Osservanti. Furono missioni trionfali, di quelle che sapevan dare col fascino irresistibile della loro parola il P. Deda e il P. Angelo, e che traevano dalla fede delle masse atti di un eroismo impareggiabile. Basti notare che a Kakarriqi furon pacificati tutti i sangui, ad Alessio pure, e ce n’eran stati cento; al Bregmatja 2000 persone avean preso parte alla missione, senza contare i 400 fanciulli del catechismo, e circa 200 persone si erano prostrate davanti al Crocifisso per dargli il bacio del perdono, chi per sangui, chi per altre ingiurie o offese. Questo dovette sollevare un gran rumore e ferire gli orecchi del Governo tanto più che non era passato un anno ancora dalle macchinazioni fatte in Mirdizia contro la Missione. Finita la missione del Bregmatja il P. Bonetti ritornò ad Alessio per aiutare il P. Sereggi mentre il P. Pasi col Fratello passato il Matja entravano nelì’Archidiocesi di Durazzo. Il 22 febbraio, era un sabato, il settimo giorno di quella missione si presenta un messo (era il qatìb o scrivano) del Kajmakàm di Alessio domandando ai Padri con quale autorità pacificassero i sangui e facessero cose contro il Daulèt o Governo. I Padri risposero che quel che essi facevano lo facevano in chiesa, e in cose di Governo non s’impicciavano; la pacificazione essere una delle leggi fonda-mentali della religione cristiana, e che i cristiani non possono adempiere altri doveri religiosi senza prima perdonare qualunque offesa. La missione finiva il lunedì dopo senza incidenti. 1 Padri impedirono prudentemente le solite dimostrazioni dei montanari come le salve di schioppettate ecc. ecc., e quando stavano proprio per partire, il P. Bonetti per Scutari, il P. Sereggi per Kallmeti, capita Vysbàsh del Kajmakàm col qatìb del sabato precedente oidinando in nome del loro superiore d’uscire dai confini del suo kajmakanato se nò li avrebbe fatti arrestare dai suoi zaptii. Risposero che non se ne prendessero pensiero poiché erano appunto in via per andarsene. Il P. Angelo però non doveva ricominciare senza un ordine da Scutari. Il Rettore del Collegio Pontificio ne informò il Console, il quale approvò la