— 118 — quando il missionario si tolse le scarpe e sbattendone la polvere in faccia a lui si disponeva a partire. Kéthella, tutto sommato, aveva corrisposto veramente in modo meraviglioso agli sforzi dei Missionari. Ed è memorabile un altro fatto, che un musulmano di Scutari, nativo di quei luoghi e apostata da 25 anni, aveva mandato a dire a quei della sua famiglia che durante la Missione per quel Gesù Cristo che adoravano e anche pel bene materiale della famiglia, perdonassero un sangue che cercavano, e il consiglio fu seguito. Il 14 novembre, lasciata Ketliella e Eper, i missionari volsero il passo verso Sciita e Madhe, la cui cella parrocchiale poteva essere lontana circa due ore. La parrocchia era vacante e l’amministrava il R. P. Luigi da Scutari 0. M. parroco di Lurja che durante tutto il tempo che i Missionari rimasero a Selita li aiutò, li assistè con ogni premura adoperandosi a tutt’uomo perchè la missione riuscisse. La cella era quasi inabitabile pel gran fumo che faceva la cucina, tanto da provocare le lacrime anche a pranzo e a cena. « In questa montuosa parrocchia — scrive il P. Genovizzi — rozza all’eccesso ed eminentemente ladra e sanguinaria, volevamo dare una missione di dieci o dodici giorni, giacché il bisogno che ve n’era, richiedeva ci scostassimo dal metodo ordinario, secondo il quale il corso delle nostre missioni dura dai cinque agli otto giorni. L’ignoranza anche nelle cose della Fede era tale che quasi nessuno sapeva neppure il Pater e l'Ave. In Selita Maggiore metà della gente è cristiana, mentre l’altra metà sta con Maometto, a cui si diedero i più a poco a poco uno o due secoli or sono, e parecchi non ha molto. Da tale contatto coi discepoli di questo castissimo e santissimo profeta derivano almeno in parte vari abusi tra i cristiani dell’Albania e fra gli altri i concubinati e l’abuso di vendere o di fidanzare ai turchi le figlie, creando una tremenda piaga in questa parrocchia. Dei sangui ve n’erano in abbondanza, tanto che Bozici p. e. (che è uno dei cinque paesi onde consta Selita) era tutto chiuso per ragione dei sangui. Frase albanese che vuol dire esser inevitabile il pericolo di morte per chi uscisse di casa, eccetto le donne e le ragazze su cui pesavano tutti i lavori della campagna ».