— 142 — seppe dirigerla cosi bene da ottenere eccellenti risultati net campo dell’istruzione religiosa e della moralità, poiché come da per tutto, lo scopo della Congregazione era essenzialmente religioso. Fu una falange di giovani cittadini raccolti da ogni classe di persone, mercanti, i più, che dovevano con la parola e con l’esempio tener alto il nome cattolico, praticare con serietà, scevra da bigottismi, i doveri austeri che essa impone; essere modelli, insomma, di quella moralità e condotta onesta nel vivere domestico e sociale, che è la base indispensabile della vita dei popoli e delle nazioni. Con la sua dolcezza non disgiunta da serietà e da giusto rigore, egli era riuscito a introdurre una disciplina che non viene mai a patti con la sregolatezza o con una condotta non irreprensibile, e però chi fosse trovato dei Congregati per le osterie (luoghi pericolosi per le risse che vi occorrevano) o in luoghi dove la decenza non fosse salvaguardata, come per es., in certi bagni pubblici, doveva subire una penitenza, e, a seconda della mancanza, poteva esser anche escluso dalla Congregazione. Ciò era sentito assai, poiché era grande il credito e la stima che il nome della Congregazione si era acquistato in città. Non occorre dire che anche finanziariamente essa si era solidamente costituita, riuscendo a formarsi una cassa propria, e ad avere botteghe e altri beni immobili propri. 11 P. Jungg ne fu sempre l’anima; predicava ogni domenica ai suoi Congregati; li stimolava non solo all’esercizio individuale dei doveri propri di tutti i buoni cattolici, ma a quello pure dei doveri sociali rispetto soprattutto ai poveri e agl’infermi. Queste due classi, se così mi posso esprimere, di persone, formarono sempre l’oggetto delle sollecitudini più premurose del P. Jungg. Si può dire con verità che l’ottimo padre non aveva altra famiglia fuor che quella dei poveri e di ogni sorta di sofferenti pei quali egli impiegò il meglio e il più delle sue forze. Sofferenti nello spirito o nel corpo; era infatti sua massima quella che fu lanciata al mondo falso e superbo del paganesimo di tutti i tempi, che non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati. Nell’esercizio indefesso ed eroicamente ininterrotto della sua carità egli si faceva precedere ed