— 163 — desiderar molto l’assoluzione, ma diceva pure di aver diritto a tre vendette, perchè tre cugini gli furono uccisi, uno dei quali sotto gli occhi suoi, e molto si vergogna di non essere riuscito a vendicarlo nell’atto stesso. Parrebbe anche disposto a perdonare, ma solo quando il consentissero i suoi parenti; chè se da questi è invitato a riprendere il sangue, gli parrebbe viltà troppo vergognosa il rifiutarsi. Si aggiunga che i tre uccisi erano innocenti e l’uccisore non ha mai dato cenno di voler pentirsi, anzi continua a vantarsi del fatto suo. Il giovane pregava che volessimo confessarlo, tanto più che è malaticcio per le febbri delle paludi, e vorrebbe acquistare il Giubileo. Noi rispondevamo coi soliti argomenti di fede, ma egli sempre rispondeva che un tal perdono a lui è troppo difficile, anzi gli sembra impossibile. Gesù Cristo, diceva, sulla croce perdonava perchè aveva il cuor grande, ma noi non possiamo perchè l’abbiamo stretto. Si allontanò dunque da noi senza conchiuder nulla. 22 dicembre. Un certo Mizul Noca (1) di Berzieta (Bzheta, mahallè di Shkreli), il quale dopo di essere stato con sua moglie tre anni, la ripudiò, fu oggi da noi chiamato, per indurlo a riprender la moglie. Ma egli aveale tagliata l’estremità del bres (cintura) e secondo le leggi di queste montagne, chi fa tal atto, rinunzia a ogni diritto sulla sua donna. Essa allora va libera, e se l’uomo desidera riaverla, deve sborsare una seconda volta la somma stessa che già pagò nel matrimonio. Imperocché la donna sulle montagne, non porta dote, ma per averla, lo sposo deve pagare una certa somma alla famiglia, a cui la donna appartiene per nascita. Nel nostro caso l’uomo aggiungeva che la donna non era fatta per lui e non era idonea ai servigi di casa: insomma non la voleva. Pur ci promise di presentarsi a Mons. Vescovo per udirne il giudizio. S. Giovanni di Medua, 2 gennaio 1887. Sono solo, e ho parlato quattro volte alla povera gente che s’è raccolta nella casa del mio ospite. Non era sì poca, se si tenga conto della cattiva stagione e del continuo piovere che ha fatto. I miei uditori si meravigliano nel vederni lagrimare predicando. Ma sapete perchè piangeva? Il luogo delle nostre adunanze non poteva essere che l’unica stanza di quella casa o capanna la quale serviva di cucina, di camera da dormire, ecc., e quindi era sì piena di fumo da reggervi a stento. Pur non intendevano la ragione quei buoni albanesi, avvezzi a vivere e respirare lungamente in quell’atmosfera. Così anche al vedermi scrivere, molti si meravigliano come io possa distinguere tra loro le parole della mia scrittura. Io ri- ' 1) Micùl Ndoka.