— 281 — per tutto stampò incancellabili orme di affetto nel cuore dei piccoli che tanto amò e dai quali fu riamato. Alle volte si sarebbe giurato di assistere alla festa che i fanciulli ebrei facevano a Gesù (1). Con questa seconda visita delle montagne comincia quello che il P. Pasi chiama il « Giro della Quaresima ». Mette conto che accompagniamo il missionario riferendo tutto quello che gli occorse di caratteristico. Del resto questa forma spiccia di apostolato è già di per sè stessa qualcosa di singolare perchè risponde alle particolari esigenze dei luoghi per la distribuzione degli abitanti di una parrocchia sopra un’area vasta e difficile. Il « Giro della Quaresima » è comune in tutte le montagne dove il parroco si reca durante quel tempo sacro di villaggio in villaggio, anzi di frazione in frazione, per celebrare una messa, ascoltare le confessioni pasquali, e accudire alle altre necessità spirituali della parrocchia. Ciò si rendeva tanto più necessario in regioni vastissime e difficilissime come quelle affidate alla Missione Volante, prive da qualche tempo di sacerdote. E però Mons. Vescovo mandava ogni anno a visitarle qualche parroco della Za-drima o d’altro luogo più vicino. Impresa apostolica tutt’altro che facile. Prima di lasciare Iballja il P. Pasi fu consigliato a concludere l’affare dei Gjynahtarè o « peccatori » come si sogliono chiamare nelle montagne i concubinarr. L’esempio di Iballja sarebbe stato poi legge per tutti gli altri paesi. Intanto il P. Pasi ripigliò il catechismo dei fanciulli e il 23 febbraio cominciò anche a insegnare a leggere. Raccolse poi i capi (il 27) per trattare sul modo di ottenere la separazione delle donne in peccato. In quella prima adunanza fu stabilito che uno per contrada raccogliesse la decima per portarla dove avrebbero deciso i missionari: un Koshìq di kallnmòq, unnka di fagiuoli, il latte di un giorno e un carico di fieno per famiglia. Tale era la volontà del Vescovo. Il 2 e 3 marzo si recò a Lvosh-Berisha per celebrare la Messa e istruire e tentare se il terreno vi fosse disposto per la i l) « L’affetto che ci portano i ragazzi e l’impegno che hanno di imparare è incredibile » scrive il P. Pasi nel diario di quei giorni.