— 155 — che asciutto pane), i convitati debbono dire: « Benvenuto il pane »; indi al primo boccone: « Ben trovati ». E quei di casa rispondono : « Bene che vi abbia portati il Signore ». Ogni volta prima di bere tornasi a lodar Gesù Cristo e a ripetere : « ben trovati »; ed essi replicano ogni volta: « ben venuti ». Per darci un pranzo soieime fecero gli ultimi sforzi e tutto si riduceva a questo: minestra di fagiuoli con porri ed agli; pane di frumentane o grano turco, un po’ di pesce e certe frittelle a loro modo con dentro miele. Sempre mangiammo di stretto magro anche i giorni di domenica, perchè qui non v’è indulto; ed una sola volta il giorno, come usano essi. Intanto che mangiavamo, tutti stavano attorno a guardare e a stimolarci che volessimo gradire. In fine facevamo il solito augurio: « Questa tavola sia sempre imbandia per bene » col quale si viene ad augurare che non si abbia ad imbandire mai, come usano, per pranzi mortuari.. Infine si lavan di nuovo le mani, si raccolgon le briciole come cosa sacra, e si va subito al fuoco. Nell’osservanza del digiuno quaresimale sono scrupolosissimi, e nemmeno in malattia mortale o in punto di morte noi romperebbero. Mangiano, come dicemmo, tutta la quaresima di magro strettissimo anche nei giorni di domenica e per lo più un’unica volta al giorno; e perchè nella città di Scutari è stato accettato (dopo grandi difficoltà per parte di molti del popolo) un indulto benché limitato, quelli dei paesi dintorno e delle montagne dicono che a Scutari si è mutata la Fede. Tutto questo zelo proviene anch’esso dal conviver coi Turchi; i quali nel loro « Ramasan » osservano strettissima astinenza da ogni cibo o bevanda per tutto il giorno, rifacendosi poi nelle loro orgie notturne. Cosi parimente questi poveri cristiani delle campagne e dei monti non si faranno scrupolo di vivere in concubinato, di aver uccisi due, tre o più innocenti, e poi si crederebbero commettere un imperdonabile delitto se mancassero in un minimo circa il digiuno ». A Shtoja i due missionari si separarono, e D. Agostino s’avviò per Dulcigno a udirvi le confessioni essendo vicina la festa di S. Giuseppe, e il P. Jungg, cedendo alle vive istanze di Mgr. Malczynski, vescovo di Alessio, si recò a Kallmeti, da Kallmeti a Velja per istruire e confessare, da Velja ridiscese a Kallmeti allo stesso scopo, e finalmente rifece le 10 ore di strada che ci volevano per ricongiungersi col suo compagno a Veljpoja. Vi ottennero, come da per tutto, frutti consolantissimi, portando la loro missione dovunque un grande rinnovamento religioso. Da Veli-