— 203 — un solo fascio di tutte quelle molestie e difficoltà in una o due settimane, e digerirsele in pace, sempre per un amore soprannaturale di quelli che Cristo redense spargendo tutto il suo sangue. Ma S. Veneranda è solo il principio delle tribolazioni e degli strapazzi; bisognerà poi adattarsi a passare per vie che si direbbero impossibili, nella regione di Beshkashi davanti alla grande vallata del Matia. È un continuo saliscendi per declivi di monti e fianchi di valli assai ripide in certi punti, così che uno che non c’è avvezzo va a rischio di perderci la testa. Ma noi facciamoci coraggio e se abbiamo buona volontà •e gamba migliore stiamo pur sicuri che in poco più di 4 ore ci troveremo alla cella-chiesa di Beshkashi accolti sicuramente dall’ottimo P. Francescano che vi fa da parroco eoa tanta cortesia e premurosa sollecitudine, da farci dimenticare le « noie e il Miai de la passata via ». Anche Beshkashi avendo i suoi cattolici dispersi un po’ da per tutto, è assai difficile per la cura di anime; eomiene che il missionario si adatti, non fosse altro pei vecchi e per gl’infermi, a percorrerla un poco in tutti i sensi. Poi si recherà a Bazja, parrocchia di confine a circa una •ora e mezzo o due di strada a oriente di Beshkashi. Non è »asta ma conta molti cattolici, che per essere vicini alle popolazioni musulmane, molte volte è difficile distinguere se tengano più della superstizione dell’IsIam che della verità cattolica. Da Bazja l’occhio si porta tristamente verso Burrèl, Macùkulli, le Kullat e Pashès ecc. ecc. nella vasta estensione di quella vallata cui domina la gigantesca Dèja e Macùkullit, e percorre il fiume azzurro e silenzioso formato dalle acque purificate a traverso i labirinti di una meravigliosa cerchia di monti. Da Bazja sì può raggiungere in qualche ora il guado del Matja, se pure non si preferisce di tornare a Beshkashi e di là discendere al fiume per passare nella regione delle tre bandiere così dette di Ohri (Ocrida). Ma i missionari ne devono già avere abbastanza per questa volta, dopo aver lottato fieramente con ogni sorta di demoni in luoghi così « selvaggi ed aspri e forti », e hanno tutto il diritto di tornare a Scutari a riposare un poco dai lunghi e diuturni strapazzi della stagione, del viaggiare e dell’improbà fatica di esercitare ogni sorta di ministeri, tutti accumulati in