— 362 — a termine di vita. Tutti erano costernati perchè venendo egli a morire, Kabasci cadeva in un nuovo sangue, Thaci avrebbe fatti nuovi danni, e levata la bessa o tregua. La mattina seguente una voce dalla metà del monte avvisava i pastori che Ja bessa era levata. Cominciata la discesa incontrammo un messo particolare che tutto ansante portava la notizia che il ferito era morto; in paese si stavano rovinando case; si salvasse «hi potesse; si conducesse altrove il bestiame perchè non si sapeva fin dove avrebbero spinto i danni quelli di Thaci. Quando io arrivai in paese avean distrutto le case di due famiglie principali di Kabasci e avean potuto farlo facilmente perchè tutti i maschi di Kabasci erano fuggiti, ed erano restate in casa solo le donne sulle quali non mai si prende il sangue; quelli di Thaci erano raccolti intorno al morto per fargli i pianti e prender parte al pranzo funebre, ma essi pure erano in profonda costernazione sia per le persone perdute, sia pei pericoli ai quali essi stessi si esponevano per parte del partito contrario esacerbato, l/impressione che mi fece il paese, non poteva essere più trista. Nel ripassare che feci alcuni giorni dopo per colà tutto era desolazione, parecchio case rovinate, i campi abbandonati, i lavori sospesi, l'irrigazione trascurata, e quindi tutto appassito; in tutto il paese non vidi un uomo che lavorasse in un campo. Battezzai alcuni bambini, benedissi alcuni matrimoni, feci le esequie al defunto, confessai un altro ferito e mi recai a Dardha, dove raggiunsi i miei compagni. Il giorno dopo dissi la Messa, battezzai sette creature, e preso meco oltre la mia guida un altro uomo d’una delle principali famiglie di Dardha, mi recai a Ro-dogosc oltre il Drino, dove si trovano cinque famiglie cristiane, le quali non ostante che sieno rimaste senza Sacerdote, e che tutto il villaggio sia passato alla religione turca, non mai cedettero alle preghiere e vessazioni dei compaesani, e finora si tennero forti nella propria fede. Era stato a trovare quei cristiani due anni fa, ma in un giorno così brutto, che qualche famiglia non potè venire dove io aveva preso alloggio, per ragione del freddo e della neve. Quest’anno arrivai tra loro il giorno del « Bajram ». I Turchi li avevano invitati a pranzo; alcuni andarono per convenienza e per le relazioni che hanno tra loro di amicizia e di parentela, ma essendo quel giorno sabato, si rifiutarono di mangiar carne, e fu loro apprestato di magro. Dispiacque ai Turchi quella mia andata, ma non potevano farmi nulla senza cadere in sangue colle due guide che mi accompagnavano, e coi cristiani che era venuto a visitare. Il giorno seguente tutti vennero a confessarsi; uno scandaloso si mise in regola dopo 25 anni di peccato. Battezzai cinque creature, delle quali quattro erano fratelli, che per la distanza e pel cattivo tempo non ave-