— 310 — 24 lunedi. — S. Giov. Batta. - Il P. Leonardo mi pregò di cantar la Messa e dir due parole; lo feci. Si cominciò la Messa quasi a mezzogiorno; la Chiesa era piena zeppa, e non conteneva la gente. Passai un giorno felice con quei buoni servi di Dio. Fecero di tutto per tenermi anche l’indomani, ma non potei accettare, perchè aspetto da Scutari i dibran (1) per la Cella di Fira. La festa come fu fatta a Duscmani certo ha qualche cosa di bello e di imponente. Una o due settimane prima il paese di Duscmani fece sapere agli altri paesi che facea la festa e invitava a concorrervi. Allora si mise Ja besa per otto giorni in tutti i paesi che prendono parte alla festa, cioè si sospesero tutti i sangui. I paesi che concorrono alla festa vengono la vigilia. Gli abitanti di ciascun paese vengono in corpo; per es., tutti quelli di Beriscia si raccolgono sulla sponda del Drino, e siccome il trap è piccolo e non contiene più di 10 o 12 persone, quelli che sono passati aspettano sull’altra sponda finché arrivino gli ultimi, poi tutti insieme salgono il monte. Arrivati alla croce in vista della chiesa e poco sotto, si dispongono in ordine e fanno una salve, sparando tutti il loro schioppo; quelli di Duscmani rispondono. Poi si disperdono e ciascuno va dai propri amici o dove meglio gli piace, perchè dovunque vada, è il ben arrivato, fosse pure che andasse da colui col quale è in sangue. E di fatti avviene ad ogni istante il trovarsi insieme gente che sono in sangue tra loro eppure si salutano, si abbracciano, si offrono il tabacco, si fan gli auguri come con ogni altro, anzi con più espansione per mostrare che non rincresce loro aver dato la fedeltà per amore del Santo del quale si fa la Festa. A questo proposito mi raccontò Nok Haidari che essendo andato uno alla Festa con intenzione di trovar occasione di prendere un sangue, un vecchio ne lo dissuase dicendogli che quando in un paese si celebra una festa e si mette la bessa, tutti i Santi sono volti verso quel paese e lo guardano, e chi rompesse la bessa offenderebbe non solo il protettore del paese dove si fa la festa, ma anche i protettori degli altri paesi, anzi tutti i Santi. Prima di arrivare alla casa dove si vuol far visita, si chiama da un’altura, o da un luogo donde facilmente si possa essere uditi, il padrone di casa, il quale risponde. Allora si domanda se vuole amici, e si tirano alcuni colpi di pistola o di schioppo, secondo il numero dei visitatori, che per lo più è di parecchi insieme. L’altro risponde : haidni, haidni e osgelden (venite, venite e siate i benvenuti) ed egli pure spara tanti colpi di pistola quanti ne sparò chi chiamò. Arrivati alla casa, il padrone esce nel cortile, prende lo schioppo degli arrivati e lo depone nel luogo a ciò destinato, (1) = muratori (oriundi da Dibra).