— 273 — E fu istituita una specie di compagnia regolata da un piccolo statuto : 1. Procurare di non far giuramenti, nè imprecazioni; 2. Sbagliando, rimediare dicendo: Sia lodato Gesù Cristo; 3. Procurare ciascuno, secondo il suo stato, di correggere gli altri sentendoli giurare; 4. Recitare ogni giorno tre « Gloria Patri » al S. Cuore e un’« Ave Maria » alla Madonna pei compagni e per quelli che sono avvezzi a giurare. Come si vede tutto questo era ben semplice, e l’aver cominciato dai fanciulli rese quel rimedio* tanto più efficace poiché essi si fecero apostoli contro gli abusi del linguaggio. Il frutto di quel piccolo apostolato fu tanto copioso e generale che se ne accorse lo stesso Mons. Vescovo a Nenshati nelle occasioni che ebbe di trattare con montanari venuti dalla regione di Iballja. E anche messa, in certo modo, in tentazione, quella brava gente si guardava con molto impegno dal ricadere in quelle espressioni; ciò che fece pensare al Vescovo da quanta grazia di Dio fossero accompagnate le fatiche dei missionari. Del resto il missionario stesso confessa di essersi sentito mille volte ripetere l’espressione : « dacché siete venuti qui voi non ho più detta la tal cosa, non ho più fatta la tal altra », e i genitori assicuravano che i loro ragazzi s'erano cambiati tanto da non più riconoscersi. Lo stesso apostolato con lo stesso metodo e con frutti parimente consolanti fu proseguito anche nei villaggi di Lvosh (Parrocchia di Berisha), Arsii, Mziu e Dardha. A questi ultimi tre villaggi si recò il P. Pasi fra il 28 novembre e il 3 dicembre. A Mzi trovò cordialissima ospitalità presso un eccellente montanaro, Prend Hajdari, che al momento in cui scrivo queste pagine è ancor vivo, e si potè fissare un luogo dove il missionario nelle sue escursioni potesse raccogliere la gente all’istruzione e celebrare i divini misteri. A Dardha per suggerimento di alcuni del popolo stesso che ne provava rincrescimento si affrontò uno dei mali più terribili che affliggevano le montagne cattoliche confinanti con le popolazioni musulmane, quello di dare le proprie ragazze in ispose ai Turchi. Si raccolsero i capi di tutte le famiglie, ma siccome v’eran pure delle persone alle quali l’in- 18