— 34 — torio che «la questa si stende fino alla Bojana. Si credeva chetutto dovesse finire e invece s’era da capo: la Turchia si rifiuta di cedere sotto il pretesto che la popolazione di Dulcigno era musulmana, e voleva si tornasse invece all’esecuzione della precedente convenzione. Il principe del Montenegro perdette la pazienza; richiamò il suo rappresentante da Costantinopoli, mentre le grandi potenze, Francia, Inghilterra, Austria, Italia, Russia e Germania decidevano di mandare una squadra di navi da guerra per una dimostrazione navale davanti a Dulcigno. Intanto-6000 albanesi correvano alla frontiera per difendere quella gemma dell’Adriatico, e Riza Pasha rispondeva all’ultimatum dei comandanti di sgombrare Dulcigno dentro 24 ore, con un rifiuto categorico. La squadra non avendo ordine di bombardamento, si ritira, e la Turchia manda rinforzi per sostenere fino aU’ultima-goccia di sangue i diritti della popolazione e i suoi sopra la città sacrificata. Finalmente il 10 ottobre, sotto l’energica pressione delle Potenze, il Sultano cedette dando ordine di sgombrare la città e di arrendersi senza patti, sebbene pacificamente. Fu richiamato Riza Pasha e mandato in sua vece Dervìsh Pasha con pieni poteri. Egli dovette costringere con la forza annata dell’impero gli albanesi a ritirarsi, e il 26 novembre Boìo Petrovié entrava alla testa di 4000 uomini a Dulcigno, alla presenza degli ufficiali della squadra internazionale. La Turchia perdeva doppiamente e cedendo territorio al suo microscopico eppure acerrimo nemico, il Montenegro, e suscitando la questione albanese. Questa però non era nè generale nè animata da un impulso unico, ideale, ma fu un sentimento di vari gruppi di uomini che tutti, eccetto forse qualche idealista, agitarono la bandiera nazionale al servizio di questa o di quella politica estera. I cattolici, per la maggior parte, essendo una minoranza, la più piccola, e comprendendo gli scogli fra cui passava la barca della nazione albanese, avevan volti gli occhi e le speranze verso l’Austria, la protettrice efficace del cidto e dei loro propri interessi. Perciò anche il Collegio pontificid o Seminario, e il Collegio S. Francesco Saverio, sebbene fossero sotto la direzione di Padri italiani, dipendevano, in forza di detto protettorato, e, in parte almeno, anche finanziariamente, dal governo di Vien-