— 137 — fargli metter il dito sulla piaga e sviluppare in lui il disegno di una missione volante. In qual anno egli avesse formato questo progetto non trovo riferito da nessuna testimonianza (1), ma dovette essere ben presto poiché il P. Jungg avea cominciato fin dal 1880 a dar missioni pei villaggi. È' probabile che quelle prime missioni non fossero precisamente ispirate all’idea particolare del P. Musati (2), poiché l’uso di dar simili missioni è assai antico nella Compagnia non essendo di fatto che un’applicazione degli esercizi spirituali di S. Ignazio, ma è assai probabile che ii racconto dei frutti prodotti da quei primi esperimenti contribuisse a formare l’idea di una missione organizzata in modo tutto' particolare, conformemente ai bisogni e alle condizioni speciali degli abitanti. L’idea del Padre fu dunque di istituire un’opera per cui alcuni Padri si prestassero secondo le richieste dei Vescovi e i bisogni dei luoghi a percorrere i singoli villaggi, dove restando e fermandosi in ciascuno di essi per alcuni giorni insegnassero il catechismo, i precetti della legge di Dio, e tutto quello che un cristiano deve sapere e deve fare per conseguire l'eterna salvezza: con questo la novità stessa della cosa, e tutto l’apparato delle missioni (che doveva essere simile a quello usato 200 anni prima dai celebre P. Segneri e dai suoi compagni in Italia) avrebbe mosso le popolazioni alla penitenza e a una vita degna del nome cristiano; inoltre la religione cattolica avrebbe preso splendore e incremento in quella provincia dell’impero turco e forse a poco a poco si sarebbe aperta la via alla conversione dei musulmani e degli ortodossi. L’idea era bella e grande, (1) In una lettera che il Padre scriveva a un confratello belga in data Lavai 19 marzo 1878, si accenna fra le altre opere della « Missione » di Somari, anche il catechismo e congregazioni anche nelle campagne; e all'aumento dei seminaristi che dovranno essere apostoli, ma non vi è il progetto chiaro di una missione. (2) E’ importante notare che il P. Jungg e Mons. Agostino Barbullushi si offrirono a tentare le prove di uu apostolato non nuovo in Albania, ma caduto certamente in desuetudine, recandosi nelle parrocchie prive di preti. 11 P. Pari nota in un suo pro-memoria o appunti storici sulla missione, che Mons. Guerini « fece allora sacrifizi per sostener le spese di alcune escursioni nella sua diocesi, e altre persone contribuirono ».