— 201 — za tornare prima a Prizrend. Da questa città per chi voglia recarsi a Scopia, bisognava prendere la strada già allora in qualche modo adattata per una specie di carretta a quattro ruote senza molle detta « Shtrem », che in otto ore conduceva a Fe-rìzovich; a Ferìzovich si prendeva già allora il treno e in due ore e mezzo era facile giungere a Scopia. Da questa città risalendo verso Ferìzovich ci si può recare a Crnagora al Santuario dèlia Madonna, e a Jànjevo. 7. Archidiocesi di Durazzo. Abbiamo già toccati i suoi confini quando abbiamo seguiti i missionari a Bédhana. Sopra una barca, quando non si può guadare a cavallo, si passa il fiume Matja e in mezz’ora si è alla chiesa di Miloti. Questa d’inverno ((liando ci sono i missionari e i montanari che discendono dalle bjeshke di Kelmendi, Shkreli o Kastrati ha cura anche di Gurzi, lungo la sponda sinistra del fiume. Da Gurzi il missionario, se intende far prima le parrocchie della riva del mare, si reca in poche ore alla chiesa di Biza amministrata da un Padre francescano. Essa si trova alla base del Capo Rodoni, celebre per memorie archeologiche, com’è del resto tutta la regione che noi dobbiamo percorrere da Durazzo, Blàj, Dervendi, Zheja e Slina Prendja. Le regioni in pianura, però, son molto difficili a percorrere quando nella tarda stagione le acque ne rendono si può dire le vie impraticabili pei fanghi, pei fiumi e per le paludi. Perciò da Biza conviene tornar indietro al pumo di partenza che fu Miloti, se le strade non permettono di recarsi dentro la giornata a Blàj, e di là a Durazzo o a Juba. Blàj non dista più di un’ora da Dervendi, villaggio dipendente da quella Kruja che s’annida come un’aquila sotto le grandi rocce-delie prime catene di monti. Tutti luoghi celeberrimi per le glorie cattoliche dell’eroe nazionale, defensor fidfii, Giorgio Skanderbeg. Le rovine di chiese, i nomi dei villaggi ignominiosamente inquinati dall’onta di Maometto, e che pure conservano il ricordo del loro primo battesimo, ci rammentano a ogni passo i tempi che la maledizione turca non aveva ancora disseccate le sorgenti più vitali del paese eminentemente cattolico « almeno cristiano. Da Dervendi con una giornata di marcia ci si recava a Zheja, quando ci fosse il parroco, o altrimenti a