— 378 — ■Come non posso? ma non vedi che egli mi ha fatto un’ingiustizia, che grida vendetta in cielo? — Sì, è vero; ma il Signore vuole che perdoniamo a chi fa del male, e non ci vendichiamo. — Se si trattasse di altra ingiuria, o fatta in altro modo, sì, ma in questo caso è impossibile accordar perdono. Tu sei Sacerdote, ma se alcuno ti avesse trattato come il mio rivale trattò me e la mia famiglia, dovresti tu forse perdonargli e lasciarti trattare da vile, da uomo da nulla, dopo i danni avuti? — Però tu, l’interruppi io, non cerchi solo di uccidere l’uccisore di tuo fratello, il quale vorrebbe uccidere anche te e distruggere la tua famiglia, ma sei disposto di uccidere qualunque della famiglia di lui, anzi della sua fratellanza. — No; gli altri, in casi simili fanno così, ma io se oggi incontrassi il figlio dell’uccisore di mio fratello, non lo offenderei, perchè so che è innocente: la mia vendetta intendo di farla solamente contro le cinque persone colpevoli, che hanno avuto parte nella morte di mio fratello e nei danni arrecati alla mia famiglia. — Procurai d’inspirargli sentimenti di perdono, ma tutto fu inutile. — Se io perdonassi, mi diceva, io sono disonorato in faccia alle montagne : i miei parenti si rivolterebbero contro di me, e mi abbrucerebbero la casa, ed ognuno si crederebbe lecito di farmi qualsiasi ingiuria. — Quindi mi pregava di non volerlo lasciare senza confessione, solo pel motivo, che egli voleva esercitare un atto, che sotto ogni riguardo si credeva obbligato di fare : e soggiungeva : — Se io avessi voluto ingannarti, avrei potuto confessarmi senza dirti nulla di tutto ciò, ma non l’ho fatto: io sono pronto ad assoggettarmi a qualunque pena, ma deh! confessami, perchè non sono sicuro della mia vita, e forse io non ti vedrò mai più. — Con tali ed altre simili ragioni, proferite più col cuore che colia bocca, mi stringeva in modo che mi cavava le lagrime: ma come fare diversamente? se il Concilio Albanese proibisce espressamente di assolvere chi non rinunzia a cercar il sangue? E’ vero che i teologi, e specialmente il Cardinal De Lugo, trattando simili questioni di vendetta privata, fatta cum moderamene inculpatae tutelae, ed in luoghi dove manca l’autorità che punisca i colpevoli, e conservi l’ordine pubblico, le risolvono in modo favorevole al mio penitente, ma è vero altresì, che la Sacra Congregazione de Propaganda Fide ha una risposta in data 9 maggio 1763 in cui dice: Licitum non esse hominibus privatis iniurias ulcisci, licei in iis locis degant, in quibus nemo est qui vindicandis cri-minibus praesit; proindeque eosdem, nisi animum ulciscendi deponanl, non esse absolvendos. Perciò dovetti lasciarlo senza ascoltarne la confessione. Due giorni dopo, io me lo vidi di nuo-