— 157 — stia pari. A difesa di questo mucchio di sassi v’è una tettoia che tutta consiste in quattro pali fitti in terra che sostengono un meschino tetto di strame. Intorno si vedono piccoli tumuli di terra con sopra qualche mucchietto di sassi e qua e là qualche intarlata e rozza croce di un due palmi d’altezza, annerita dal tempo: questo è il cimitero. Una volta l’anno, nel giorno cioè di S. Marco, si celebra la S. Messa su questo altare con gran concorso di montanari dei luoghi circonvicini. Quando noi c’imbattemmo a passar quivi innanzi, la nostra guida ci condusse a uno di quei mucchi di terra che si vedea più recente e che era appartato dagli altri e fuori di qualunque sacrato, e mostrandocelo a dito, ci pregava e ci supplicava di voler benedirlo. Esso copriva il corpo di un infelice che alcuni giorni prima de! nostro arrivo s’era data la morte di propria mano. Era infermo da tre o quattro anni, e nella sua infermità spesso usciva di senno totalmente e poi rinveniva; il giorno stesso in che si diede la morte pregava il Signore e gli chiedeva perdono dei suoi peccati. La nostra guida ci venia contando queste cose, ed insisteva perchè ne benedicessimo il sepolcro per aver egli fatto quell’or-ribile azione mentre era privo di senno. Non ci parve bene di compiacerlo e gli facemmo intendere che per questo si richiedeva il consenso del Vescovo, essendo tal cosa riserbata alla sua autorità. Sull’imbrunire arrivammo alla casa dove avevamo da fermarci. Non eravamo ben giunti ancora, ed ecco uscirci incontro tutto lieto un amabilissimo vecchio che facendoci cordialissime accoglienze ci condusse dentro alla sua rustica casa. Era un montanaro cristiano, assai benestante; era il buon « Turk Sciabi » (Shabi) che ci aveva mandato incontro il proprio figlio per guida. Vecchio egli già in capelli bianchi, aveva vivo ancora il suo vecchissimo padre, cieco e impotente, nominato Sciabi che oltrepassava i cent’anni. Il vecchio Sciabi da giovinetto aveva avuta la sventura di rinnegar la sua Fede e di rendersi maomettano. Rimase per più di sessant’anni addetto all’infame setta, ma aiutato dalla misericordia del Signore in vecchiezza tornò cristiano, e professò apertamente la Fede che avea rinnegata. I suoi figli e le figlie tutti erano stati battezzati; ma disgraziatamente le figlie andate a marito mentre il padre era infedele, sono ora turche. Una di esse rimasta vedova vorrebbe abbandonare Maometto, ma l’amor della prole finor la trattiene. Al nostro arrivo questa si trovava casualmente presso il vecchio padre; domandava con istanza di confessarsi rimanendo turca all’esterno, giacché in suo cuore di-