— 332 — Sokoli glielo promise e gli diede per garanti sei persone delle principali della bandiera. Quando Sokoli ebbe Buta cominciò a convivere con essa senza far benedire il matrimonio e senza separarsi dall’unione illecita della sorella. Quando Buta vide questo, fuggì e tornò in famiglia protestando che si lascierà tagliare a pezzi ma non andrà mai da quell’uomo brutale. Intanto Sokoli vuole Buta o esige un sangue da Gini che deve sempre guardarsi pei non essere ucciso. Dissi che andando ad Apripa avrei parlato con Sokoli e avrei veduto se si potea ottener qualche cosa, ma crèdo non si otterrà nulla perchè senza preti stabili e senza governo regolare questi imbrogli nè s’impediscono nè si sbrogliano ». Il mercoledì, 7, i missionari si trovano a Iballja. Una lettera del P. Sacchi, Superiore finché il P. Rettore ritornasse dalla Congregazione Provinciale, informava il Padre di aver accettato per lui un corso di esercizi spirituali per le Suore Stimatine. Perciò il P. Pasi decise, ritornato a Fira, di restarvi fino al 14, condurre gli operai a Iballja perchè vi riparassero la stanza ceduta ai missionari da Prend Hajdari, andar a Berisha per la festa del 15 (Zoja e Alsìqes) e discendere a Scutari per riposare e dare quel corso di Esercizi. Prima di discendere con Pater De-da a Scutari, un altro fatto caratteristico ci costringe a seguire parola per parola le pagine del « Diario ». 9 veti. — (Il padre riparte per Fira). — « L’Ogià (o capo dei musulmani di Iballia) mi imprestò il suo cavallo per andar fino al Plaver trovandomi indisposto; me l’avrebbe dato fino a Fira ma, gli mancavano i quattro ferri. Feci il viaggio con tutti i riguardi, ma ciò non ostante arrivato a Fira mi prese la febbre e mi durò fino alla sera. Mercoledì, arrivando ad lbalia, trovai i Turchi in un imbroglio serio. Alcuni mesi fa s’eran rotti tra loro l’Og'à e Nimàn Aga per un terreno appartenente a un pupillo, e s’eran rotti così male che nel Ramazàm vi fu una guerra di otto giorni tra il partito dell’Ogià e quello di Niman Aga. Entrarono dei mezzani la vigilia del Bajram e posero una tregua fino al Bajram Kurbàn colla speranza che intanto si aggiusterebbero le cose; ma non si aggiustarono e la vigilia del Bajram Kurban si dovea venire alle schioppettate alla Giamia. I Cristiani per impedire che si venisse al sangue tra due partiti forti, occuparono la « Gianna » in quasi cinquanta persone armate e non permisero di