vitto da Troshani. Ora a quei tempi era difficile trovar pure chi con ricompensa si adattasse a far quel servizio. Durante la fiera persecuzione del 1648 i Padri tentarono mettervi nuovamente il piede, ma il popolo li rigettò col pretesto che quando potevano starci ne fossero partiti, e ora che si vedevano perseguitati desiderassero cercarvi un rifugio. L’interposizione del vescovo di Alessio che pure si era rifugiato in quei monti per la persecuzione, e allegava che la chiesa di S. Alessandro, la cui festa cadeva il 13 maggio, non sarebbe mai terminata se non fosse stata consegnata ai religiosi disprezzatori di ogni bene temporale, non valse a placare l’ostinazione popolare. Intanto si erano tentate altrove altre vie. I Padri Benedetto da Soligo e Gregorio da Novara verso la fine del gennaio 1637, accompagnati dal sac. D. G. B. Galata, che serviva loro da interprete (poiché quei primi padri dovevano pur predicare e istruire in tal modo), partivano dalla Mirdizia per entrare nella regione di Pulati. Giunsero a Molla, il primo villaggio « dei Pu-lati », il 15 marzo e si presentarono agli abitanti di S. Elia di Shoshi, che sebbene mostrassero (apparentemente) di ritener volentieri presso di sè i ministri del Signore, pure, sotto colore della pubblica utilità, dissero che bisognava si recassero nell’altra valle dove sorgeva la fortezza dj Kiri e c’erano ancora le rovine della chiesa di S. Michele e di un’abazia. Vi furono accolti con la solita ospitalità e con segni di cortesia più vivi che non avessero mostrato i cattolici, da un fabbro musulmano. Celebrata, il giorno seguente, la S. Messa nella Chiesa di S. Veneranda, discesero al luogo dell’abazia insieme coi capi e vi eressero in poco tempo un tugurio. Ma non ci poteron restare a lungo poiché era avvenuto che essendosi presentato un Sangiacco a riscuotere il tributo, e non contentandosi che gli fosse portato al confine delle tribù, tutti insieme gli abitanti di Maurici, di Shala ecc., comprendendo che voleva saccheggiarli, si levarono immediatamente in armi e ricacciarono il turco dopo aver ucciso il sangiacco stesso e molti soldati. Così stavan le cose quando vi giunsero i missionari. Questi estesero il loro zelo fino ai Mauri-chi di Shala, dove, come riporta il P. Fabianich, ebbero a battezzare dei ragazzi di 14 anni. Nell’animo dei musulmani e tur-