— 23 — •duti in circolo fuori in campagna stavamo attenti alla lettura del Kempis, notai che un tafano gli mordeva la faccia, e mentre correva il sangue giù per la guancia egli se ne stava immobile, se non in quanto qualche volta un legger tremito manifestava il dolore; nè io potendo più reggere mi alzai e scacciai quell’impor-tuno insetto. Egli non mi ringraziò, ma disse semplicemente: questo è niente, lasciatelo in pace. Passati da Pigheno a S. Paolo di Eppan ebbe miglior agio di darsi alla penitenza. Per qualche tempo essendo io delicato di salute vollero i Superiori, che stessi a dormire in una delle camere di prima probazione, e ogni volta sentiva per tre volte, quando non vi era disciplina nell’apparta-mento, venire un passo pesante nella camera vicina al principio dell’orazione e dell’esame del mezzogiorno e quello della sera, e chiudersi dentro e poi si sentiva il rumore di una solenne disciplina. Io non sapeva chi fosse, ma un giorno trattenuto dal P. Anseimi arrivai tardo a fare l’esame ed in quel momento uscendo il fr. Pasi dalla stanza conobbi chi fosse quello che veniva così spesso ad essere mio vicino, e siccome bene impresso aveva quel suo modo di camminare, appena lo sentiva venire, diceva fra me: eccolo qui il mio uomo. Questo sistema poi so che lo usava anche negli utlimi anni a Scutari. Nel suo ufficio di portinaio e poi di bidello fra i Carissimi era esatto all’estremo e qualche volta poteva sembrare alquanto rigido sia nella prontezza dell’esecuzione sia nell’impegno che si parlasse di cose spirituali nella ricreazione e passeggi, ma siccome egli andava avanti coll’esempio così nessuno fiatava. Andammo insieme due volte al Santuario di Neissenstein, una volta in noviziato col P. Maestro Cossali, e la seconda noi soli; ed essendo la seconda volta io il solo sacerdote faceva le parti di Superiore. La notte non potendo io dormire per il freddo, mi alzai per recarmi in coro e là vi trovai il fr. Pasi, nè saprei dire da quanto tempo ci stesse, nè ardii domandargli, ma credo che passasse la maggior parte della notte facendo guardia alla Madonna. Poco dopo ci separammo, nè più lo rividi se non dopo molti anni a Scutari.....». Ho riportato per intero, con le sue stesse parole, la testimonianza del P. Frosio, perchè è uno dei padri che hanno lasciato più cara e venerata memoria di sè, nella provincia. Entrato già teologo, se non forse con gli ordini maggiori, si trova già sacerdote nel catalogo del 1871, come studente di primo anno -di filosofìa. Lo troviamo insieme col P. Pasi nel 1867-1868 in