— 139 — vede anche meno colla mente, ed è scema), la prese in casa e da molto tempo la tiene come figliuola. Essa è la tribolazione della famiglia; impreca a tutti e specialmente al povero vecchione, Sciabi che sente il peso dei suoi cent’anni passati. Essendo ciechi ambedue ed inetti a muoversi, stanno adagiati in una medesima stanza; l’una ingiuria ed impreca; l’altro pazientissimo non si lamenta nè si altera mai. Ripete solo ogni tanto l’unica preghiera che sappia: Signore aiutateci! aiutaci S. Nicolò!... ». « Un dopo pranzo mentre io stavo predicando là sul ballatoio con intorno un’accolta di montanari seduti sul pavimento ed armati secondo il solito, ecco in un momento sento un bisbiglio tra loro: uno si leva, afferra lo schioppo, corre giù dalle scale a precipizio; gli altri tutti, chi corre a vedere, chi si affaccia alla ringhiera, e mi lascian lì in cotta e stola con mezzo periodo nella strozza. Non era ben finita questa manovra che sento uno, due, tre colpi di fucile. Rabbrividii un istante credendo che si trattasse di una qualche vendetta. Turk Sciabi che aveva visto di che si trattava, ripeteva alla gente: « Attenti qui, attenti qui; è il demonio che ci vuol distrarre dalle cose di Dio ». Che era stato? Mentre tutti stavano ascoltando la predica, da uno dei figli di Turk venne veduto sul colle vicino un lupo che fuggiva con un agnelletto in bocca e dietro alcuni pastorelli che ansando e gridando s’affannavano invano di raggiungerlo. Al primo colpo dello schioppo il fiero animale lasciò cadérsi la preda, e l’agnelletto, scrollate un poco le lane, tornò saltando alla greggia. Il montanaro sparò di nuovo una e due volte per uccidere il lupo, ma questi fuggì. Indi a poco ecco tornare il figlio di Turk con la sua arma in mano e chiedermi scusa dell’avermi egli interrotto, con dire che quell’agnello era di un poveretto e che era accorso per carità » (1). L’ultimo giorno vi furono 121 comunioni. Fin dai primi giorni avevamo data commissione al buon l’urk di far apprestare una croce grande da porre in un luogo cospicuo a memoria della missione: ed egli la fe’ fare ad uno dei figli suoi, che tosto si pose all’opera con molta diligenza: andò al bosco egli stesso, egli stesso recise e digrossò la pianta prescelta, e di sua mano ne formò una grande e bella croce. Compiuta la missione ci avviammo con tutta la gente, quasi in processióne, al luogo destinato, e il figlio di Turk faceva da Cireneo precedendo con la sua croce sulle spalle. La piantam- (1) Il vecchio Uc Turku mi confermò il fatto, aggiungendo che fu proprio Ini a prendere lo schioppo e cacciare il lupo.