— 287 — In codeste escursioni si battezzano pure i bambini nati dopo l'ultima visita del sacerdote. È’ una faccenda seria pei montagnoli la ricerca di un padrino, poiché essi credono che ci si contragga parentela fino a un grado indefinito; inoltre credono che un parente non possa tenere a battesimo. Allora dove pescarlo? C’è pur l’uso di metter nomi turchi, o sciocchi, come per es. di Maometto, Alì, Tallir, Uccello (Zog), Sparviero (Skyferè), Monte (Mal), Zucchero (Sheqèr•), Verme (Krym), Formica (Bubrrecè), Acquavite (Raki), Anitra (Rika o Rosa), Gallina (Pula) ecc. ecc. A proposito di parentela, c’è anche quella del taglio dei capelli a un bambino verso i due anni di età, ciò che non si deve confondere con la festa del fucile che nella Malcija e Madhe era una volta in uso, superata l’età della fanciullezza. In occasione della visita del sacerdote o del missionario, c’è da perder non poco tempo per fare e distribuire i così detti «brevetti », in cui c’entra parecchio di superstizioso. Son cartine piegate a triangolo, dove il sacerdote ha scritto una sentenza biblica o una preghiera. Gli uomini li portano al collo, o cuciti in qualche parte del vestito, e agli animali o oggetti si attaccano in qualche modo. Anche i Turchi ricorrono spesso al prete cattolico per averne. Con ciò intendono o guarire da una malattia o prevenire qualche malanno. Annettono un’importanza superstiziosa alla mano o penna o altra circostanza accessoria che accompagna lo scrivere del brevetto. Un tal uso sembra molto antico. S. Tommaso (2. 2. q. 96. a. 4.) dice che esisteva fin dai tempi di S. Giovanni Crisostomo. Si pensi anche solo ai filatterì degli Ebrei. In Albania si danno al popolo per impedire che ricorrano agli Hoxhà (sacerdoti musulmani), o ai fattucchieri di cui vi è gran copia nei paesi turchi. E siccome alle volte con questi ricorsi ottengono l’intento, così è diffìcilissimo persuaderli della riialvagità di un tal mezzo. Essi vi obbiettano che non fanno male a nessuno e che intendono un fine buono: dunque, concludono, ogni mezzo è lecito. Attribuiscono ordinariamente i loro malanni all’occhio cattivo e agl’incontri. L’occhio cattivo c’è quando, per es., uno guarda con una certa invidia o desidierio una persona o un oggetto; per es., un bel campo, una pecora grassa, un fanciullo av-