— 280 — In quest’occasione il missionario ebbe una lunga conversazione con Mons. Marsili che per buona sorte si trovava in città e si discussero i vari provvedimenti da prendere. Fu deciso, quanto a quelli che già avevan dato le ragazze ai musulmani che fossero privi dei Sacramenti e dei Sacramentali finché non pagassero una multa alla chiesa e non si assoggettassero a ima penitenza pubblica. Del resto il Vescovo approvò pienamente quel che il P. Pasi aveva fatto riguardo ai concubinari e stabilì che tornando a Iballja sarebbe passato per Puka a far visita al Kajmakàm o sottoprefetto, per domandarne l’appoggio. Approvò che si mettessero leggi contro la coabitazione degli sposi prima del matrimonio, cosa assai frequente nelle montagne per provare le qualità della sposa e se desse figli maschi, come pure contro il differire il battesimo e imporre ai bambini nomi turchi o di animali. Promise aiuto per la costruzione di celle e chiese e raccomandò ai P. Pasi che facesse pure raccogliere le decime perchè il popolo non se ne credesse esente e le negasse poi ai parroci venturi; ma iu deciso che le decime servissero alla fabbrica delle case e chiese parrocchiali. Assicurò che i Padri avrebbero tenuta quella missione per più anni e che era pronto a fare un atto in proposito. Il P. Pasi credette bene di non accettare quell’atto per non vincolare la libertà dei missionari, se pure ciò non fosse stato imposto dai Superiori dell’Ordine. Alcuni giorni più tardi Monsignore faceva ricapitare in mano del P. Pasi 40 napoleoni d’oro per la fabbrica della cella d’Iballja. Il mal tempo che imperversò nella prima metà di febbraio non permise che i missionari ripartissero per le montagne se non il 18 di quel mese. Giunto a Kqira egli deviò per Puka insieme con un capo di quel paese per visitare, secondo il convenuto, il Kaimakàm. Gli regalò una bella pipa che il rappresentante del governo turco gradì assai, e promise che avrebbe prestata l’opera sua in caso di bisogno soprattutto per dividere i concubinari. Quando i missionari giunsero al torrente Sapàc a circa tre ore da Iballja si videro venire incontro i primi ragazzi e a mano a mano che si avvicinarono al paese altri ancora accorsi per accompagnare e far festa al loro Pater Deda; i fanciulli sentivano d’aver in lui un padre e si può dire che il grande missionario da