— 27 — riferir qui per disteso il giudizio che questo grande maestro della -vita spirituale rese dell’amico. Trascrivo l’autografo prezioso, per quanto si riferisce al tempo che abbiamo percorso finora. « P. Pasi I, — (Il P. Pasi) fu uno degli ultimi novizi del 6anto Padre Viscardini a Gorheim... e poi a Eppan... e certamente non dimenticò quel documento che il detto Padre — fra gli altri, — tanto inculcava — che cioè nuoce sommamente al prof(itto), spirit(uale) l’incostanza... il fare (come diceva egli), delle fermarelle nel camino della virtù... ho sempre ammirato nel P. Pasi il fervore costante — come fu novizio fervente, cosi 10 ammirai maestro fervente, quando ci trovammo insieme a Brixen, poi ivi stesso e a Lavai scolastico fervente di Teologia... cosi quando fu Padre ecc. Tale fervore appariva nella continua fedeltà alle cose spirit(uali) — nell’edióc(azione) che dava a Lavai colla spiritualità soave delle sue ricreazioni — nello spirilo religioso, senza rispetti umani, come maestro e studente a Brixen. (Me lo fece osservare anche il Rettore di allora, P. Pre--delli una volta che i Maestri suoi compagni avevano incaricato 11 Bidello di chiedere al P. Rettore un non so che non del tutto 'Conforme all’edif. — ed egli schiettamente vi si oppose...). 2. Fu singolare in lui il distacco dai propri comodi — lontano, fino dal noviziato, da ogni delicatezza — in teologia pronto a qualunque sacrificio per amore dei ff. (fratelli) — e come maestro e poi sempre forte d’animo nelle indisposizioni a cui andò soggetto ». Non abbiamo bisogno di elogi più magnifici intorno al nostro eroe per chiudere il periodo della sua vita di preparazione. In lui non ci sono fuochi fatui, nè vampate di paglia che brucia, •e si consuma, ma una fiamma perenne inestinguibile di vita superiore; non è una virtù a sbalzi, capricciosa, ma una energia perfettamente calma e illuminata sovra basi eterne con la guida «li una coscienza che sa il fatto suo come di uno che va per una >ia sicura, e ha una visione netta e precisa dei fini. Non ambizioni personali, se non quella di scomparire e di sacrificarsi per gh altri; una simpatia speciale pei poveri, per gli umili, per quelli che Gesù Cristo ha chiamati beati, e formano quaggiù la semenza di un avvenire immenso e di un mondo immortale. Ansile il difetto, l’eccesso, che urta i più deboli di lui, procede non ■da un cieco amor proprio che suole insinuarsi anche negli eie-