— 274 — teresse non permetteva di ragionare, non si riusciva a venire a una conclusione. Poiché alcune ragazze non erano ancora state consegnate, ma la famiglia del promesso aveva pagato il danaro convenuto, e non sarebbe stato possibile recedere dal contratto senza incorrere nella così detta legge del sangue. L’interesse poi, come notavo, c’entrava e anche troppo. Il P. Pasi finalmente propose che chi aveva già dato o solo promesso le ragazze si rimettesse alle decisioni del Vescovo; per l’avvenire si stabilisse una legge perchè non avesse più a rinnovarsi uno scandalo e un’empietà simile qual’è quella di vendere il sangue cristiano agl’infedeli. La legge scritta e firmata dai capi del villaggio in numero di 13 è la seguente: « Noi sottoscritti ci obblighiamo, legandoci insieme, e ci rendiamo garanti, che nessuno d’ora in poi permetterà o darà le ragazze ai turchi. Se accadesse che alcuno esca di mente, (manchi a questa disposizione) e dia le ragazze ai turchi, noi gli abbruciamo la casa, gli sequestriamo la roba e il bestiame, e lo cacciamo dal villaggio con proibizione di più tornarvi ». Dardha, 30 novembre 1888. (seguono le firme). Quando il missionario riprese il cammino per tornare in Iballja, passando per Mzi e per Arsti, quelle popolazioni si mostrarono contente che a Dardha si fosse fatta una tal legge, e si sottoscrissero essi pure approvando e accettando. Il P. Pasi sapendo per esperienza che le leggi ecclesiastiche non erano sufficienti in molti casi a distogliere da simili abusi, cercava di riuscire al suo intento valendosi dell’autorità dei capi e delle sanzioni del Kanu tradizionale. Una burrasca contro i missionari. Tutto pareva andare a gonfie vele, quando le forze del male suscitarono una burrasca che mise in pericolo l’opera dei missionari. Si fecero correre ad arte in mezzo a quelle rozze popolazioni delle dicerie quasi che fossero agenti politici dello straniero e sfruttatori del popolo. Ecco come avvennero le cose. Il giorno 8 dicembre era partito il P. Pasi per Fira, villaggio che si trova