— 363 — vano potuto venir da me due anni fa, il più grande aveva 10 anni, il secondo 7, il terzo 5, il quarto 2. Tre risposero da sè alle interrogazioni, ed era bello il vedere con quanta devozione s’inginocchiavano e chinavano il capo, iperchè vi fosse versata sopra l’acqua. Mi pregarono poi che andassi a visitare la loro nonna ammalata che da 13 anni non aveva veduto Sacerdote. Vi andai, la confessai, le diedi l’estrema Unzione, mentre ella non faceva che piangere di consolazione, e ringraziare il Signore di aver potuto vedere un Sacerdote e ricevere gli ultimi Sacramenti prima di morire. Cercai di consolare quei cristiani, predicai a tutti insieme, parlai a ciascuno in particolare, regalai loro corone, croci, medaglie e li lasciai contenti colla promessa che sarei andato altre volte a trovarli. Prima però di lasciarli scelsi un bravo giovane assai intelligente e l’istruii perchè mi battezzasse i fanciulli in mancanza del Sacerdote, e non avvenisse che morissero senza battesimo, o restassero anni ed anni senza quel Sacramento tanto necessario. Negli altri villaggi aveva costituito i battezzatori fino dall’anno scorso, e avvennero molti casi di bambini che morirono dopo aver ricevuto l’acqua dai battezzatori da me stabiliti. Tornato a Dardha vi passai una notte, e poi continuai il mio viaggio pei paesi della costa del Drino. A Dardha ebbi un forte dispiacere. Un cristiano parecchi anni fa aveva venduto una sorella a un turco. Volle il Signore che quest’anno morisse il marito della giovane. Restata ella vedova tornò in casa sua, ma che fece lo snaturato fratello? Non ostante le invettive, le minacce e le leggi contro chi osasse vendere le donne ai Turchi, il miserabile per disfarsi della sorella che è molto sgraziata e inetta al lavoro, la vendette a un parente del defunto marito per sole due capre. Lo chiamai, lo rimproverai, e gli dissi che non potrebbe sottrarsi alle misure di rigore stabilite da Monsignor Vescovo e dal paese contro chi vende le ragazze ai Turchi; ma egli si scusava con dire che non credeva d’aver fatto male, poiché anche prima era stata venduta ai Turchi. Un altro dispiacere ebbi a Msiu, dove un giovane ardì prendere la moglie del cugino defunto, e benché procurassi di potergli parlare, non potei ottenere che mi si presentasse. Alcuni giorni dopo mi attristò molto un fatto avvenuto a Fira. Alcuni anni fa in conseguenza di alcune uccisioni quelli di Fira abbruciarono la casa di una famiglia, che cacciarono dal paese togliendole quanto avea. Un giovane della famiglia cacciata e che era stato uccisore egli stesso, veniva di quando in quando in paese per danneggiare i suoi nemici, tagliando loro le viti o guastando i seminati. Ora egli veniva appunto di notte con un altro per isfogare il suo odio con danni simili.