— 37 — parlava albanese in ricreazione. Ma ciò, ripeto, era voluto dai genitori stessi. Non di meno, come ci mostrano i documenti, si vede che i Padri, e fra questi si segnalò il P. Pasi, appena ne furono in grado, e lo furono fin dal secondo anno dopo la fondazione del Collegio, si diedero premura di insegnare anche la lingua albanese; e si pensi ai mezzi rudimentali che c’erano allora. Mi si permetta di notare ancora in proposito che fin dal 2(j febbraio 1879, il secondo anno dell’istituto, si cominciò a rappresentare in un salone del Collegio una farsa del P. Cesari in albanese, « che ebbe — nota il diario — uno straordinario incontro ». Trovo che anche nel febbraio del 1880 fu eseguita una farsa albanese con ottimo risultato; nel febbraio del 1882 il P. Pasi nota nel diario che si rappresentò il dramma « I biri i Qfutit », traduzione di D. Pasquale Babbi. Tutto ciò torna a lode del Rettore di quel tempo e dei padri che si occuparono con amore e con zelo della lingua albanese intuendo l’opportunità e la convenienza d’insegnarlo e di adoperarlo anche quando vi era quasi assoluta scarsità di mezzi pratici, e le circostanze non lo esigevano sotto un governo che non volle mai lo sviluppo di questo grande fattore di vita e di progresso nazionale che è il linguaggio. Come si presenta la fisionomia o aspetto psicologico e morale di P. Domenico in questo tempo? Poiché sono i primi quattro anni di vita attiva, di quella vita squisitamente nobile ma terribilmente scabrosa che è di plasmare la forma di altre vite nei giovani. Pur troppo non ci rimane nessun documento auto-biografico nè appunto di contemporanei, e il ritratto che mi tocca tracciare dovrò farlo sopra le linee di poche e tardive testimonianze. Certo il P. Domenico ha raggiunto ormai tutta la robustezza dell’uomo maturo, pienamente conscio di sé e della opera sua. La sua serietà morale è di una austerità e grandezza incrollabile. Egli appare come uno che vive nell’eterno, avendo sempre davanti a sè la visione del permanente e dell’infinito. Chi è passato a traverso la formazione ascetica della Compagnia di Gesù, ed è vissuto nella compagnia ideale di queli eroi che hanno combattuto le grandi battaglie della vita cristiana, non ha altra preoccupazione che di trasmetterne i palpiti vigorosi in