- 4tì - anche (o in misura debole e decrescente) negli anni successivi, dato che questo esodo trovò compenso in un afflusso di immigrati dalle vecchie provincie. Si può pure pensare ad un cambiamento di indirizzo dei risparmiatori e specialmente di quelli più abbienti in altre forme di investimento ? Riteniamo di sì ; ma se tal causa depressiva ha operato in Trieste, deve pur aver agito anche nelle altre regioni dei Regno. Forse più in questa regione che non nelle altre, considerando anche che col 1 gennaio 1934 il saggio dell’interesse fu abbassato dal 3 '/, al 3 °/0, ma non si potrebbe certo spiegare con tale ipotetica causa un dislivello così forte. Tutto lascia intendere che le condizioni del medio risparmiatore furono in questa provincia aggravate da altre profonde cause depressive di carattere locale. La maggiore difficoltà che il risparmio triestino incontra, rispetto a quello nazionale, nel raggiungere il livello dell’anteguerra rispecchia la maggior durata della crisi industriale e commerciale e le conseguenze di quella falcidia del capitale mobiliare cui abbiamo accennato nel precedente paragrafo. 3. La pressione tributaria. — Avremmo voluto eseguire un’ indagine sul gettito regionale dei più importanti tributi erariali ; ma ne siano ancora impediti dalla mancanza di dati statistici relativi alle imposte dirette le quali sono entrate in vigore nelle nuove provincie dal 1 Gennaio 1924. Nè potremmo sulla base di dati frammentari addentrarci in congetture sulla gravità della pressione tributaria sostenuta dalle terre redente rispetto al resto del Regno. Pur essendo costretti a rimandare questa indagine ad altro tempo non possiamo però fare a meno di citare due circostanze che aggravano in questo momento la condizione dei contribuenti delle nuove provincie. Una di queste, opera in via indiretta, ed è costituita dallo stato ancor molto depresso, rispetto a quello antico, dell’ economia industriale e commerciale. La seconda circostanza, ancora più grave, è costituita dal cumulo di imposte o tasse dovute secondo la legislazione fiscale del vecchio regime e quasi tutte non ancora pagate. Come si siano potuti accumulare questi arretrati è cosa che si spiega con la differenza che esisteva nel vecchio regime, rispetto al nostro, nella procedura di accertamento e riscossione. Differenza che si può riassumere così : il sistema austriaco era più rigoroso di quello italiano nell’ accertamento dell’ imponibile, meno rigoroso nella riscossione del tributo. Per le imposte dirette, l’accertamento veniva di regola, dopo la dichiarazione del contribuente, per opera degli uffici governativi, che liquidata l’imposta, provvedevano alla riscossione. Nel nostro sistema invece la liquidazione dell’imposta è fatta subito in base alle dichiarazioni del contribuente, l’esazione è affidata per appalto a privati, garanti verso lo Stato ; gli ulteriori accertamenti (modificazioni alla primitiva liquidazione e inulte) seguono in un secondo momento. Qualcosa di simile avveniva per le tasse corrispondenti a quelle italiane di registro e bollo (che sono le più importanti). Anche per queste l’obbligo di pagamento, nel regime austriaco, sorgeva dopo che gli uffici avessero eseguito gli opportuni accertamenti; nel sistema italiano l’obbligo del pagamento sorge, sulla base delle dichiarazioni del contribuente; la legge impone dei termini rigorosi dopo dei quali vengono applicate e riscosse le sopratasse. Nel dopo guerra la rigorosa procedura di accertamento, vigente nel sistema austriaco, pose gli uffici governativi di fronte alle più gravi difficoltà, essendo l’accertamento del-l’imponibile molto ostacolato dalle particolari condizioni in cui si trovarono queste terre in quegli anni. D’altra parte, in vista delle depresse condizioni economiche locali, o per altre ragioni di opportunità, i governi straordinari, emanarono continuamente disposizioni tendenti a mitigare o a sospendere le riscossioni.