238 L'Albania e l'opera di G. De Rada che aiutato dallo Stato, sostituisca l'idealismo, e la piaga sarà sanata. Da qui la falsa direzione a cui è volto l’insegnamento, e che l’autore lamenta. L’insegnamento è divenuto affatto utilitarista e alla celebre sentenza di Seneca non scholae sed vilae discimus è stata data, nei tempi presenti, la più volgare interpretazione e la più falsa applicazione. I pedagogisti moderni han tolto la vita nel suo significato animale, e tutti vedono e leggono come essi si scalmanino e blaterino che bisogna imparare per il pane. Chi ha l’obbligo di moderare questa funzione dello Stato, inetto a intuire i pericoli di un simile insegnamento, o incapace a ringiovanirlo, lo lascia in balìa dei clamori della piazza e della burocrazia. Del resto la società moderna, non possedendo altri capitali da mettere a profitto, utilizza il capitale persona. Di qui anche la questione sulla libertà d’insegnamento, di cui l’autore è partigiano. Ma la libertà d’insegnamento non arrecherebbe nessun vantaggio allo Stato e lo trascinerebbe in mali calamitosi. Cinquant’anni fa lo Stato poteva consentire a questa libertà, perchè allora si attendeva agli studi per coltivare lo spirito, per addestrarsi alle professioni liberali, e infine perchè il numero dei discenti era limitatissimo. Ora la libertà d’insegnamento in pochi anni trasformerebbe la faccia della terra con le teorie estreme. Dall’altro canto un numero rilevante di professionisti resterebbe per terra, perchè oggi il regno de’ cieli è di chi se lo sa conquistare e non de’più capaci ed onesti. L’autore ripudia anche il suffragio universale, perchè soggetto a corruzione e violenza. Ma non perchè questo diritto del popolo è soggetto ad essere mistificato, si deve sopprimere. Si cerchino metodi che impediscano queste immoralità e queste illegalità, ma si lasci al popolo un suo diritto naturale. Quando si pensi che l’Ecclesia ateniese e spartana e i Comizii romani concedevano al po-