L'Albania e l'opera di G. De Rada ni. Il quale è un canzoniere d’amore, ove l’azione narrativa si spiega in un periodo di diciannove anni, dal 1405 al 1423, immaginariamente a Scùtari, storicamente a Macchia, patria del poeta. La storia è vera ed è una storia psicologica paesana, che si svolge tra due giovani, di costumi ingenui, semplici e di rette e oneste intenzioni. Quel che si narra in fine, degli sponsali, del figlio, della sua morte, di quella della sposa di Milosào, è immaginario ; s’intravede però che queste scene sono state raccolte,con più o meno di verità, dal reale. Il poeta racconta nella sua Autobiologia il nascimento del suo amore. Vide la giovanotta, bella, spigliata, ardente, e poiché ella parve contenta di lui, le volle bene e lungamente filarono un idillio. Più in là non va la storia, ossia la mia conoscenza. Noto è che egli non sposò la donna, e forse il suo allontanamento dal paese natio interruppe quell’ amore per un altro più signorile, che gli accese il cuore a Napoli, e che fermò in un’altra opera d’arte. Se la cantica gli è stata suggerita dal cuore, la concezione e la forma di essa gli è stata ispirata dai canti popolari albanesi, di cui egli avea iniziato una raccolta. La quale presenta una poesia popolare semplice e disadorna, eco delle gioie e dei dolori dell’ Albania, durante e dopo l’invasione dei Turchi, composta in settenari ed ottonari, e qua e là espressa in forma drammatica. Le immagini nuove, vere, fresche ; i pensieri scintillanti di luce orientale, peregrini, incisivi ; le idee e i ricordi di costumi, che coincidono con quelli delle colonie italo-albanesi, ove, in gran parte le vestigia della madre-patria durano quasi immuni da infiltrazioni straniere più che nelle altre colonie, esercitarono su lui un fascino e un imperio irresistibile, in quella giovine età in cui le raccogliea, e mentre le udìa