132 L'Albania e l'opera di G. De Rada E i giovani in mezzo al sangue si diedero la fede di sposi. Il senato di Venezia assolse il giovane, ma essa raggiunta dall’invidia delle patrizie albanesi, colpita da cupa melanconia, accusata di aver adescato il giovine, si spense di veleno. Tornò Radavàne, che era andato a comprarle gli abiti degli sponsali, e lungo la via udì la terribil nuova. Galoppò alla chiesa, discoperse il sepolcro e la vergine lunga, rigida, intrecciate le gelide mani con nastro bianco sul petto, baciò con bacio infocato. E fuggì lontano, a Scù-tai'i, donde il chiamarono in Arta con altri commilitoni, contro i Turchi. Partì e dopo una settimana di mare agitato, egli e i suoi commilitoni furono a vista di Arta. Lampeggiò e tuonò il castello di Arta occupato da Turchi, e dopo la pugna, la città respirò, signora delle sue case Qui fini la signora, e chiuso il libro andò alla messa. Quando tornò, entrò in casa la figlia di Gura, con un bambinello al collo, ospitata cortesemente da Mauragènia. “ Costei, disse Serafina allo sposo, presa dalla leggiadria del nobile Teodoro, si diede a lui „. Oscuraronsi gli occhi al bugliare e rabbuiossi il canuto genitore. La mattina uscirono a caccia pei monti selvosi, bianchi di neve. Spezzando il frascato, un cinghiale avventossi contro Teodoro. Ruppegli il garzone la spina dorsale, ma in quello un dardo lanciogli Lek Dukagino, gonfio il cuore dell’oltraggio che egli avea fatto alla casa che lo ebbe ospite riverito. Ma Seraflna canta gli auguri candidi al neonato figliuolo, e dipoi appare alla festa, che a Croia celebra gli sponsali di Skanderbeg e della figlia di Arianìte Thópia. Quivi incontra Bósdare, e lenta, quasi intorpidita, da lui è rapita nei vortici della danza. Indi fermata al riposo, mentre ammira le auree vesti della sposa, fosca le giunge notizia che il marito e Bósdare, tratti i brandi acuti, si sta-van d’incontro. La veneranda Voisàva, madre di Skander-beg, gettandosi tra le -lame scintillanti, partisce i guerrieri, e Skanderbeg dirime la contesa.