Cap. XIX — Fiàmuri Arbèrit 305 dei goffi balogi, offrendo materia al riso del pubblico. Qua e là, per entro il corpo del giornale, compariano versi, alcuni, come l’inno albanese, ardenti d’amor patrio; qualche riproduzione delle poesie del Yariboba, ora dal Li-brandi messe con criterii insensati nuovamente in luce, qualche monografia de’villaggi albanesi, qualche fiaba e qualche saggio di folk-lore : tutti segni dell’anima albanese, che palpitava e che a sè attraeva l’attenzione dei dotti di tutti i paesi. Prima del Fiàmuri non c’era una vera politica albanese. La famosa lega di Prisrend, nata dopo il trattato di Berlino, lentamente soppressa dalla Porta, la quale l’avea attratta nell’orbita della politica ufficiale, fu favilla che non avea destato grande incendio e si spense, consumandosi in cenere, senza lo spiro di un vento, che la indirizzasse agli alti destini della patria. Il pugilato tra la Turchia e le potenze europee per l’esecuzione del trattato di Berlino, che conteneva il protocollo spietato della cessione al Monte-negro e alla Grecia di alcune terre, che nè all’una nè all’altra spettavano, era, pur troppo dolorosamente per gli Albanesi, finito. Proprio allora comparve il Fiàmuri, che ebbe il merito indiscusso di creare una politica albanese, poggiante su un sentimento santissimo, la redenzione della patria. ii. Il De Rada entra in lizza come un cavaliero antico “ in arme brunita, raggiante l’occhio „ di un pensiero poderoso. h'Albania degli Albanesi è il suo grido di guerra. L’Albania, sebbene le sue membra siano disperse, è una nazione, nobile e antica, che ha una gloriosa istoria, una lingua vetusta, una letteratura che, a parte la Grecia, non possiede nessuno dei popoli balcanici. La sua campagna contro i nemici dell’Albania è aperta, vigorosa, ardente, senza am- Marchianò. VAlbania e l’opera di G. De Rada 20