336 L'Albania e l'opera di G. De Rada ne’ loro cuori l’assioma che le arti dell’Austria tendono al suo annichilamento : affermare, in una prossima occasione la propria personalità nazionale contro la Turchia e dinanzi l’Europa. Solo cosi l’Albania sarà redenta. Costituita a nazione libera, le sue relazioni con gli stati civili la spoglierebbero di quella rudezza, che non è ultima causa "della sua servitù, e la porrebbero nel novero dei paesi civili. La confederazione balcanica, a cui da pari partecipasse l’Albania, sarebbe questione da risolvere in avvenire, nè essa sotto l’imperio di se stessa, con la chiara visione de’ suoi destini, dovreb betemere la sopraffazione degli Stati confederati. In mezzo al laberinto etnografico balcanico, l’Albania non ha amici: una ragione di più per accedere a una confederazione. Anzi una simile confederazione estinguerebbe gli appetiti slavi e austriaci e recherebbe in mezzo a’ quei popoli, che da secoli aspettano il loro definitivo assetto politico, quella pace e quella tranquillità, che la politica di gelosie delle nazioni europee costantemente rimuove, e quei vantaggi e beneflcii, che ora sono il loro sospiro. Un’ unione greco-albanese, vagheggiata dagli Elleni e caldeggiata dagli Albanesi d’ Epiro fin dal 1821 e da isolate personalità delle colonie d’Italia e Sicilia (1), oggi non ha più sèguito, fuorché in qualche solitario. Il governo ellenico ha molti peccati in faccia l’Albania perchè si creda sul serio ad una fraterna unione e si séguiti ad apprezzare l’efficacia della sua azione. Fin dal 1821, quando i Greci conversero a loro totale profitto l’insurrezione, che fu opera degli Albanesi, si allentarono tra i due popoli i vincoli d’amicizia e di simpatia e andò perdendo favore l’idea di un’unione greco-albanese. I fatti successivi ruppero affatto (1) X corifei di questa idea erano lo storico Cesare Cantù e il deputato P. Chiara, albanese di Sicilia; ma ormai essa è affatto abbandonata.