108 L’Albania e l'opera di G. De Rada donne acquistan vita e movenze, e, ciò che è straordinario, una figura spesso offre diversi atteggiamenti; tu non avverti questi passaggi ed ammiri. A me sembra che il poeta ritragga se stesso in questa funzione, quando del pittor di Giacòva dice: “ Asceso egli ogni mattina su un palco di e-gname, diviso da tutti, comecché non era della città, donde erano gli altri, cominciava il suo lavoro e imporporava nelle guance, quasi inspirato. Il mare gli dormìa davanti, di contro le nubi separavansi come balle di bambagia e la fronte sua in quel mezzo faceasi serena. Allora tutti tacevano, rapiti, immoti, come se il sonno, diffondendosi, li aduggiasse e come se v’imperasse la morte, che con lo spazzare, che fa degli uomini, all’umanità non rapisce mai i suoi beni. Ed egli tra i riguardanti, passeggieri e caduchi, levava da inesausta creazione belle figure, con mente immortale (1) „. Vantisàna, nobile e leggiadra principessa turca, ci si disegna in principio, con tinte soavi, che poi impallidiscono e via via si colorano e finiscono, in un impeto di genio, per divenire una gran macchia tetra e fosca. La soavità di quella figura di un’originalità stupenda e mai cancellabile, cui parole non bastano a rilevare appieno! Ella dinanzi al baldo Monusch, all’arrivare della flotta nemica al cospetto delle spiagge albanesi, stette innanzi la finestra, intorpidita i ginocchi, col guardo fuori, pensosa alla volontà di quel giovine guerriero, che primo chiedea farsi signore della terra albanese. Dipoi con voce spenta diede l’assenso di inalberare la bandiera, che ella stessa aveva ricamato, bandiera nuova pei fati novelli. Dopo la vittoria colpita di un pugno dal fratello, abbandona la casa, erra solinga, e, morsa da un cane idrofobo, offre al poeta opportunità ad una delle sue più potenti creazioni. La scena sublime della notte e della sua rabbia spaventosa, quella (1) Shanderbeg, II, 4.